Leonardo, dalla leucemia alla scalata indoor dell'Everest: l'ennesima sfida vinta dal giovane romano
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Nove piani di scale, ripetuti 307 volte: una scalata virtuale e simbolica, quella compiuta dal ventenne atleta romano, figlio di due ex campioni di canottaggio, Marco e Daniela. Leonardo, colpito dalla leucemia linfoblastica acuta quando aveva 12 anni, era riuscito a sopravvivere grazie alle cure dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove allora lavorava Franco Locatelli. Dopo due anni di sofferenze e una lunga convalescenza, Leo è riuscito a tornare ad una vita normale, gareggiando nella stessa disciplina in cui eccellevano i suoi genitori. Attualmente iscritto allo Iusm, prima dell'emergenza coronavirus Leo si allenava tutti i giorni, in barca o in palestra. Ora che è stato costretto alla quarantena, ha deciso di non fermarsi e dare sfogo alla propria creatività per mantenersi in forma.
Come scrive Francesco Padoa per Il Messaggero, Leonardo ha calcolato l'altitudine dell'Everest in rapporto all'altezza di ciascun gradino delle scale del proprio palazzo. Un totale di 110.520 gradini, da percorrere in un tempo medio di circa 20 ore. Vestito di tutto punto, compresi guanti e mascherina, il ventenne atleta ha iniziato la sua scalata virtuale 'indoor' alle 8 di sabato mattina, partendo dal piano terra. A metà strada, il quarto piano, dove si trova l'appartamento in cui vive con i genitori e in cui c'erano acqua e alimenti energetici, e dove poteva cambiare la maglietta sudata. Questo il 'menù' preparato da mamma Daniela: acqua, arance, uvetta, mandorle, pinoli, pasta per pranzo, miele, banane, ed un toast con bresaola e sottiletta per cena. Senza dimenticare i massaggi, necessari per consentire al corpo di rimanere efficiente dopo ogni fatica.
Poche le pause prese da Leonardo, solo per motivi essenziali: per riposare, mangiare e seguire una lezione online della sua università. soprattutto parlare. Alla fine, il ventenne atleta è riuscito a coprire la distanza prefissata in poco più di due giorni, raggiungendo il traguardo con una bandiera tricolore. Un'impresa singolare e non da tutti, ma che non è niente in confronto alla vittoria più grande, quella raggiunta sei anni fa al termine di una lunga battaglia con la leucemia, combattuta nel reparto di onco-ematologia allora diretto da Franco Locatelli grazie anche alle cellule midollari donate da papà Marco.
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Aprile 2020, 15:15
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