Il sommergibile Titan continua a far parlare di sé. Dopo le concitate ricerche, durate più di una settimana e conclusasi con il ripescaggio dei resti del relitto, adesso spunta un rapporto choc che ha messo in evidenza quanto fosse pericoloso, avventurarsi nel fondale dell'oceano Atlantico, per far visita al Titanic.
Immergersi a quasi 4mila metri di profondità per visitare da vicino il gigante dei mari, affondato dopo lo scontro con un iceberg, è riuscito poche, pochissime volte alla OceanGate e adesso ci si interroga il motivo per cui l'equipaggio non abbia deciso di tornare in superficie prima che fosse troppo tardi.
Titan: il rapporto choc
E mentre la OceanGate, l'azienda che organizza le visite al Titanic, ha già pronte due spedizioni per il 2024, alla modica cifra di 250mila dollari, si continua a indagare su quanto sia accaduto.
Secondo un rapporto pubblicato dal New York Times, la maggior parte delle immersioni in direzione fondale non hanno avuto successo.
Che alcune missioni non fossero andate a buon fine era già noto, visto che durante le ricerche e all'indomani del ritrovamento del relitto molti ex passeggeri del Titan hanno rivelato di aver riscontrato molti problemi. Ma nessuno poteva immaginare che la missione al Titanic fosse molto più vicina a un suicidio che a un'esperienza indimenticabile.
Secondo quanto ricostruito, infatti, la forma allungata del sottomarino di piccole dimensioni, combinato alla ripetute sollecitazioni subite dallo scafo nel corso degli anni potrebbe aver, nel tempo, favorito l'implosione dello scafo. Dopo ogni immersione, infatti, lo scafo riportava delle minuscole crepe che, secondo quanto ricostruito, venivano aggiustate, senza mai chiedersi se fosse meglio smettere o cambiare del tutto lo scafo.
Crepa dopo crepa, dunque, era quasi inevitabile che prima o poi la tragedia si verificasse.
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Luglio 2023, 22:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA