Morta Anita Ekberg, “simbolo” della Dolce Vita
di Ilaria Ravarino
Ovvero, La dolce vita di Federico Fellini, che diceva di «non sopportare più». Quel film, e in particolare la scena in cui si immerge con Marcello Mastroianni nella Fontana di Trevi a Roma, fu per lei delizia e condanna.
Inaugurò la collaborazione con Fellini, che si protrasse per altri tre film (Boccaccio 70, I Clown, L'intervista) ma la legò per sempre a un ruolo che il tempo avrebbe finito per logorare. «Dopo la morte di Fellini - disse nel 2010 - non mi chiamò più nessuno. Tutto è cominciato, e finito, con La dolce vita».
Arrivata a Hollywood a 19 anni, dopo aver vinto il titolo di Miss Svezia, Ekberg lavorò in America per un decennio, avviando una dignitosa carriera accanto a Jerry Lewis e Dean Martin. Con un Golden Globe in tasca, e il ruolo da seduttrice in Guerra e pace di King Vidor, all'inizio degli anni Sessanta aveva trovato una seconda patria in Italia.
La dolce vita la trasformò in un'icona mondiale, spianandole la strada per Cinecittà e stuzzicando anche la fantasia di Bob Dylan, che nel 1963 la citò in I Shall Be Free. Attiva fino agli anni Settanta, attraversò ogni filone del cinema italiano, dal comico (Scusi lei è favorevole o contrario? di Alberto Sordi) ai film d'autore, fino alle commedie sexy.
Negli anni Ottanta il declino con ruoli minori (Cicciabomba con Donatella Rettore, Bambola con Valeria Marini) e il graduale ritiro dalle scene. Sposata due volte, amata da Frank Sinatra, Gianni Agnelli e Dino Risi, Anita Ekberg viveva in un paese dei Castelli Romani e aveva seri problemi economici. «In Svezia ci tornerò solo da morta», aveva detto, accusando il suo paese di non averla mai considerata. La città che più di tutte l'ha amata, Roma, la saluterà per l'ultima volta domani. Quasi sicuramente nella chiesa svedese di Piazza Farnese, dove si celebreranno i funerali.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Gennaio 2015, 07:47