Nancy Brilli e Chiara Noschese, gemelle diverse in scena: «Insieme siamo luce e ombra»

Nancy Brilli e Chiara Noschese, gemelle diverse in scena: «Insieme siamo luce e ombra»

di Ferruccio Gattuso

Venticinque anni dopo, torna in scena la lotta senza esclusione di colpi di due gemelle fatte per odiarsi. Non è dato sapere chi vincerà, quando la battaglia finale si scatenerà per un uomo: ma si sappia che «il loro scontro iniziò sin da quando erano nella pancia della madre». L’uomo è solo il “generatore di degenerazione” all’interno di una storia che unisce commedia e dramma, luci e ombre, risate e angoscia. “Manola” di Margaret Mazzantini, in scena al Teatro Lirico da oggi a domenica 13 marzo, vede come assolute protagoniste Nancy Brilli e Chiara Noschese: sono loro Anemone e Ortensia, due donne speculari nella forma, radicalmente opposte nell’anima. Anemone solare, dissacrante, sensuale; Ortensia ombrosa, riflessiva, prigioniera di un continuo mea culpa.

Una vicenda dal sapore quasi biblico, che viene da molto lontano: «La commedia - spiega Nancy Birlli - nasce a metà anni ‘90, quando chiesi all’amica Margaret Mazzantini di scrivere una piéce che vedesse noi in scena. Nacque “Manola”, che girò per tre anni con la regia di suo marito Sergio Castellitto. Per lui fu la prima regia in assoluto tra teatro e cinema. Poi la storia divenne un romanzo e oggi torna, in veste adattata ai tempi». La pandemia ha ritardato questo auspicato ritorno. «Da tempo io e Chiara Noschese volevamo recitare insieme: lei negli ultimi anni ha sempre lavorato come regista di musical.

L’alchimia tra noi non è mai stata un’incognita».

La piéce scivola, dal primo al secondo atto, dalla commedia generatrice di risate al dramma: «E i nostri ruoli si capovolgeranno completamente», rivela Nancy Brilli. Quanto alla Manola del titolo, è una figura indefinita, un po’ maga, un po’ analista. Un personaggio al quale le due donne si rivolgono guardando il pubblico. Il ritorno a teatro, per l’attrice romana, non poteva essere casuale: «Dopo le incognite della pandemia il teatro ha un compito strategico: offrire alta qualità. Solo così porti la gente in sala, staccandola dalle tentazioni che hanno per stare a casa, di fronte agli schermi della tv, le piattaforme che offrono serie e film, gli smartphone. Il teatro ora non può andare al risparmio».

L’approdo al Lirico, per Nancy Brilli, contiene un ricordo e una sfida: «Il primo risale agli anni ’80, con “Se il tempo fosse un gambero” con la regia di Pietro Garinei: restammo un mese in cartellone. La sfida, invece, sta tutta nel grande palcoscenico del Lirico, nato per i concerti. Arrivarci con un’opera di prosa, catturando lo sguardo del pubblico, è una scommessa che ci piace giocare».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Marzo 2022, 07:50
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