Soldi nella cuccia del cane, la Cirinnà reclama i 24mila euro: «Erano in casa mia». Ma il giudice dice no

Soldi nella cuccia del cane, la Cirinnà reclama i 24mila euro: «Erano in casa mia». Ma il giudice dice no

Soldi, tanti soldi in contanti, nella cuccia del cane di una coppia di politici. Avveniva un anno fa, estate 2021, e il giallo non è ancora stato risolto: in casa della senatrice del Pd Monica Cirinnà e del marito Esterino Montino, sindaco di Fiumicino, nella cuccia del cane vennero trovati 24mila euro. Ora la Cirinnà li reclama, dato che erano stati trovati nella sua proprietà, ma il giudice dice di no.

I soldi, spiega Valeria Di Corrado sul quotidiano Il Messaggero, erano stati ritrovati nella CapalBiofattoria, azienda agricola e vitivinicola immersa nella Maremma toscana, a pochi chilometri da Capalbio. Subito scoppiò la polemica, ma la coppia aveva preso le distanze precisando che la cuccia era lontana dalla casa e che forse quelle banconote erano state occultate in quel luogo da spacciatori: ipotesi però scartata dagli investigatori, dato che si trattava esclusivamente di banconote da 500 euro, mentre i pusher solitamente usano tagli da 20 o 50 euro.

La scoperta incredibile

Il ritrovamento avvenne il 18 agosto di un anno fa: uno dei figli di Montino stava demolendo la cuccia, quando a un certo punto volarono per aria le banconote. «Pensavo fossero finti», aveva detto ai carabinieri di Capalbio, dopo aver telefonato al padre e alla moglie del padre. «Siamo felici che quel denaro, molto probabilmente frutto di qualche reato compiuto da malviventi, sarà nella disponibilità del Fondo unico per la giustizia», avevano scritto in una nota Montino e Cirinnà. I militari avevano sequestrato la somma, senza trovare più tracce della cuccia. 

I soldi reclamati dalla Cirinnà

Lo scorso 28 marzo il sostituto procuratore di Grosseto Giampaolo Melchionna ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per riciclaggio (contro ignoti), non essendo riuscito a dimostrare la provenienza illecita dei soldi.

Ma, inaspettatamente, il 4 maggio la Cirinnà si è fatta avanti e, tramite l’avvocato Giovanni Gori, ha chiesto al gip di «disporre la restituzione» della somma in suo favore, opponendosi alla confisca, perché quei 24mila euro si trovavano nel suo terreno.

Il giudice dice di no

Secondo il giudice delle indagini preliminari di Grosseto, però, «la richiesta di restituzione della Cirinnà non può essere accolta, poiché opera in questo caso la disciplina delle cose ritrovate». Peraltro - spiega nel provvedimento del 20 giugno - anche se si fosse trattato del ritrovamento di un tesoro, «esso spetta solo per metà al proprietario del fondo e per metà al ritrovatore: in questo caso, a Fabio Montino e all’operaio Fabio Rosati, per la quota di un quarto ciascuno». E intanto le banconote restano sotto sequestro: starà alla senatrice decidere se fare causa al figlio del marito e al suo operaio.


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Agosto 2022, 17:34
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