Bocciati a scuola, i genitori fanno causa: «Chiesti fino a 700mila euro di risarcimento»

Per il solo mese di settembre, quasi dieci sentenze emesse dal Tar di Lecce in seguito a giudizi intentati contro le decisioni dei docenti

Bocciati a scuola, i genitori fanno causa: «Chiesti fino a 700mila euro di risarcimento»

Genitori che si rivolgono al tribunale per contestare le bocciature dei figli a scuola. Le tirate d'orecchie hanno lasciato spazio ai ricorsi legali. Un fenomeno in crescita che vede, per il solo mese di settembre, quasi dieci sentenze emesse dal Tar di Lecce in seguito a giudizi intentati contro le decisioni dei docenti. 

Il figlio 13enne ha sempre mal di testa, i genitori non gli credono: «Non vuole andare a scuola». Poi la diagnosi choc

 

Il caso

Tempo perso? Forse, dal momento che a vincere le cause sono sempre le scuole. Eppure i tentativi non mancano. C'è chi afferma che le insufficienze che hanno determinato la bocciatura non sono gravi, chi invece contesta le verifiche «troppo ravvicinate» e quindi la mancanza di tempo per permettere allo studente di prepararsi. E chi nel ricorso ha accusato la scuola della mancanza delle firme del presidente e del segretario verbalizzante sul verbale del consiglio di classe che attesta la bocciatura. In un caso, è stato chiesto all’istituto scolastico un risarcimento quantificabile tra 100mila e 700mila euro. 

Accusata di aver fatto sesso con un alunno quando insegnava al liceo, ora vive a Dubai e insegna yoga: chi è Melissa Tweedie

«I genitori capiscano che la bocciatura non è una ripicca»

«Nella mia scuola - afferma la professoressa Maria Maggio, dirigente dell’Iiss Enrico Mattei di Maglie - non è mai accaduto, nonostante l’istituto sia tra quelli con il più alto numero di bocciati. È molto importante il continuo contatto con le famiglie, per far comprendere che la bocciatura non è una ripicca, ma che si arriva a bocciare solo quando si crede realmente che il bene del ragazzo sia fermarsi per recuperare.

In genere le famiglie lo accettano se sono seguite durante l’anno. A livello generale - chiude - manca l’accettazione del giudizio, spesso le famiglie pensano di dover difendere e iperproteggere i figli a tutti i costi. La scuola non è un nemico da cui difendersi e anche una bocciatura può far crescere».

Per la professoressa Filomena Giannelli, ex dirigente dell’istituto comprensivo di Alliste, «nella scuola si cerca di andare verso la valutazione autentica, che mira al processo e non al prodotto, ma questo atteggiamento spesso non viene compreso dalle famiglie, che si concentrano solo sui voti e non guardano alla crescita funzionale dei loro figli. Bisognerebbe andare verso un nuovo patto, ma il ruolo della scuola dovrebbe essere recuperato innanzitutto a livello politico, con norme che siano più attente al ruolo della scuola, che deve formare cittadini capaci e competenti e non consegnarli alla cittadinanza con valutazioni inadeguate all’impegno e allo sforzo».

«Le cause intentate dai genitori - è l’opinione del dirigente dell’istituto alberghiero di Santa Cesarea, il professor Paolo Aprile - spesso nascono dal disallineamento tra le percezioni dei genitori delle qualità e dell’impegno dei figli e l’opinione della scuola, che deve giudicare attraverso i consigli di classe. Quando ci sono giudizi insufficienti in 3 o 4 materie, la non ammissione alla classe successiva è assolutamente corretta. E il fatto che i Tar diano ragione alle scuole significa che le pretese sono poco fondate e legate spesso a una percezione molto affettiva e poco oggettiva dell’impegno dei ragazzi. È molto difficile che un ragazzo non superi l’anno. Se succede, significa che le ragioni sono in misura sovrabbondante. La responsabilità - chiude - deve essere condivisa dalle famiglie e dai ragazzi: la scuola deve dare il tempo per maturare, ma anche famiglie e ragazzi devono fare la loro parte».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Settembre 2022, 14:19
© RIPRODUZIONE RISERVATA