No alla fabbrica cinese di batterie elettriche, i cittadini mandano a casa il consiglio comunale e salta l'accordo da 2 miliardi di euro

Il quartier generale della Gotion, che si occupa di produrre batterie per veicoli elettrici, è situato nella Silicon Valley, e l'azienda è sostenuta dalla Volkswagen, ma la compagnia madre è situata in Cina

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di Hylia Rossi

Una cittadina di poco più di 3mila abitanti ha deciso di far sentire la sua voce e opporsi all'apertura di un impianto della Gotion Inc, che si occupa di produrre batterie per i veicoli elettrici, spingendo per sostituire i membri del consiglio della città e rescindere il contratto da 2 miliardi di euro con l'azienda cinese. 

Si tratta di Green Charter Township, in Michigan (Stati Uniti), dove i residenti si sono uniti per votare a favore di un cambiamento dei vertici, che continuavano a supportare la costruzione dell'impianto nonostante lo scontento generale. Vediamo da dove nasce questo scontento.

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Più posti di lavoro, ma la Cina fa paura

Nel mese di dicembre 2020, secondo quanto riportato da The Blaze, il consiglio cittadino aveva varato un accordo con la compagnia Gotion del valore di 2 miliardi di euro.

La decisione era stata dettata, in particolare, dalla possibilità di offrire migliaia di nuovi posti di lavoro. 

Il quartier generale della Gotion, che si occupa di produrre batterie per veicoli elettrici, è situato nella Silicon Valley, negli Stati Uniti, e l'azienda è sostenuta dalla Volkswagen, ma la compagnia madre è situata in Cina, e questo particolare non è andato a genio alla popolazione locale. In più, i cittadini hanno espresso preoccupazione per gli effetti negativi che l'impianto avrebbe avuto sull'ambiente. 

A quanto sembra, tuttavia, ciò che sembra loro ancor più preoccupante è la potenziale "infiltrazione comunista". Secondo i documenti aziendali, la Gotion avrebbe dovuto «stabilire un'organizzazione di partito e portare avanti le attività a esso legate in accordo con la costituzione del Partito Comunista Cinese». 

Questa prospettiva ha immediatamente messo in allerta gli abitanti, che si sentono minacciati dalla parola e dall'ideologia comunista: La Cina è il nemico numero uno!, ha gridato un residente durante il consiglio della primavera scorsa, La mia famiglia ha combattuto il comunismo e voi lo portate qui, ha commentato un altro. 

La paura li ha spinti a raccogliere abbastanza firme da forzare le elezioni anticipate, che altrimenti sarebbero state tenute nel 2024. Tuttavia, i nuovi eletti non si sono ancora espressi sull'impianto. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Novembre 2023, 15:57
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