Ultimo, il concerto allo stadio Olimpico: la storia di Niccolò e della sua musica Articolo nello speciale di Leggo

Ultimo, il concerto allo stadio Olimpico: la storia di Niccolò e della sua musica Articolo nello speciale di Leggo

di Rita Vecchio

Ha perso voli e treni, ma Ultimo il mondo l’ha trovato sotto ai piedi. La strofa della canzone, ma anche l’universo che ha abbracciato. Stadi, canzoni, numeri. Ultimo, romano de Roma, sfegatato giallorosso. Sulla carta di identità è Niccolò Moriconi, 27 anni. Il più piccolo di tre fratelli, il padre Sandro, ingegnere, la madre Anna, impiegata. Un ragazzotto dall’adolescenza tormentata e dal bel caratterino, in loop con la musica. Per cui vincere, un giorno, avrebbe significato acchiappare nella sua rete cantautorale fan con il suo stesso sogno di rivalsa per non essere più l’ultimo della lista. Ultimo di nome, e non (più) di fatto. A guidarlo per le vie del quartiere di San Basilio, il pianoforte. Perché, se guardiamo la scena attuale, indipendentemente che possa lecitamente piacere o meno ciò che canta, è uno dei pochi che sa leggere uno spartito, che si compone da solo testo e accordi, che sa il significato della scala pentatonica. Non è indispensabile conoscerla, ma almeno ci mette la faccia, studia e quando il nonno gliene regala uno, sceglie questo strumento con i tasti bianchi e neri come suo compagno di viaggio, inseparabile, fedele.

Questo inserto fa parte dello speciale Leggo sul concerto di Ultimo allo stadio Olimpico di Roma stasera sabato 8 luglio

Si fa amare da Antonello Venditti, duettano all’Olimpico in “Roma capoccia”, ricambiando il favore di “Grazie Roma” di qualche mese prima. Incontra Vasco a Los Angeles, il suo mito, vanno a cena insieme. “Sally” per Ultimo rappresenta più di una canzone iconica, una di quelle che avrebbe voluto portasse la sua firma. È il brano della promessa non scritta ai suoi amici, una di quelle che guai a non mantenerle. C’è un video girato dieci anni fa dagli stessi amici che su “sono lontani quei momenti, quando uno sguardo provocava turbamenti” si fanno promettere le cene del sabato sera se solo un giorno fosse diventato famoso.

Va all’ultimo concerto di Vasco allo Stadio Olimpico, poche settimane fa. Seduto accanto a Francesco Totti, il suo grande capitano, li si vede urlare in coro praticamente dalla prima all’ultima canzone in scaletta. Vittorie, sì. Piccole, medie, grandi. Come il piano e voce dentro il Colosseo, vuoto. Ci sono i brani, cantati all’unisono in pieno live. La collaborazione con il cantautore britannico Ed Sheeran in “2step”, per la serie che non bisogna mai smettere di credere nelle favole. Vive con i sogni appesi e ci intitola così un docufilm uscito su Prime Video. “Pianeti”, “Peter Pan”, “Colpa delle favole”, “Solo”, “Sogni appesi”, “Ti va di stare bene”, sono alcune puntine fissate sul tabellone di numeri. A un passo dai 60 dischi di Platino, 20 dischi d’Oro, più di 2.000.000 di dischi venduti, 1 miliardo di stream su Spotify e la creazione della sua etichetta, la Ultimo Records. E poi c’è quell’odi et amo per Sanremo. La vittoria con “Il ballo delle incertezze” nel 2018, l’acceso secondo posto l’anno dopo con “I tuoi particolari”, il quarto posto (altrettanto infiammato) di “Alba”. Ma, in fin dei conti, Ultimo va accettato così com’è, nel bene e nel male. Istintivo, sognatore, poetico, divertente quando vuole e con chi vuole. Parla e si ritrova con il suo pubblico che riempie stadi, con cui piange, ride e con cui ironizza e si prende rivincite. Come quella a modo suo sulla stampa, nella data zero di questo tour allo Stadio Teghil di Lignano Sabbiadoro, con un patchwork in bella vista dove su “Canzone stupida” compaiono titoli di giornale e un dito medio a chi li “scrive”. Ultimo è quel tipo di cantautore che va per una strada tutta sua. A volte in salita, altre in discesa, cantando di vita, limiti, lividi, silenzi, sorrisi. Di uno che ha gli occhi di un bambino, che non sa «scrivere ciò che non è, al massimo scrive ciò che vorrebbe essere». Va accettato così. Anche perché, “t’immagini se tutto stesse sopra i nostri limiti e credessimo ai sorrisi come i comici”? Già. Per i “titoli di coda”, per Nic, c’è ancora tempo. Ha perso voli e treni, ma il mondo, con la musica, l’ha trovato sotto ai piedi.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Luglio 2023, 22:00
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