Le donne di Moretti: «Nei Tre Piani di Nanni siamo noi a cambiare vita»

Le donne di Moretti: «Nei Tre Piani di Nanni siamo noi a cambiare vita»

di Michela Greco

ROMA – La “seconda volta” di Tre piani, dopo la lunga attesa della première - rimandata dal Covid e poi finalmente vissuta sotto i riflettori del Festival di Cannes a luglio scorso - è l’anteprima romana alla vigilia dell’uscita in sala di oggi. In assenza di Nanni Moretti, che ha affidato i discorsi sul suo nuovo film alle attrici protagoniste: Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Elena Lietti, Denise Tantucci.  «Perché non c’è Nanni? Bisognerebbe chiederlo a lui», dice Buy. Solo la componente femminile, dunque, di questo recinto di ossessioni che è il condominio borghese al centro della scena, qui come nel romanzo di Eshkol Nevo da cui è tratto il film: tre appartamenti su tre piani in cui si giocano le sorti di tre famiglie (più una) riconducibili alle categorie psicanalitiche di Es, Io e Super io.

Ci sono Lucio e Sara (Riccardo Scamarcio ed Elena Lietti), che lasciano spesso la figlia di 7 anni in custodia agli anziani vicini di casa (la quarta famiglia, interpretata da Anna Bonaiuto e Paolo Graziosi), finché una sera la bimba scompare per qualche ora col nonno putativo scatenando in Lucio terribili dubbi. Ci sono Monica e Giorgio (Alba Rohrwacher e Adriano Giannini), che vivono a distanza anche la nascita della loro prima figlia: lui è sempre fuori per lavoro, lei sempre sola con le sue paure. E ci sono i magistrati Dora e Vittorio (Margherita Buy e Nanni Moretti), inchiodati in una gabbia di rigidità da cui il figlio (Alessandro Sperduti) sfugge con l’irresponsabilità, causando l’incidente che dà innesco al racconto. “Quando nel romanzo ho letto di Dora, ho sentito come una cosa fortissima il momento di frattura in cui decide di cambiare vita, il suo dire ‘scusami ma io non ce la faccio, questa è la mia strada, non la tua’.

Un passaggio emozionante, una sensazione che spero di aver restituito rimettendo in moto il meccanismo incredibile della storia”, dice Margherita Buy, chiamata da qualche cronista quasi a difendere un film spiazzante, che prende una strada (appunto) molto diversa rispetto al cinema che Nanni Moretti ha realizzato fin qui. “Per la prima volta – aggiunge – Nanni ha girato un film a partire da un romanzo: ha avuto grande rispetto per l’autore e non ha voluto aggiungere nulla di superfluo. Penso che il suo rigore e l’assenza di ironia del film siano un’evoluzione che va osservata”.

Il riferimento è al meccanismo di sottrazione con cui viene raccontata una vicenda fortemente drammatica: “Nanni ha cercato l’autenticità dei personaggi – sottolinea Rohrwacher – Ha fatto un lavoro profondo, sofisticato, non immediato. L’autenticità non va confusa con la spontaneità, che è un approdo più semplice, rassicurante, che mette tutti d’accordo”. E ha rappresentato un gruppo di donne “inizialmente imprigionate, ma che vivono una grande evoluzione. Al contrario degli uomini, che restano congelati nelle loro idee e nel loro modo di agire”, spiega ancora Buy, secondo cui “ognuno, in Tre piani, può trovare qualcosa di sé e delle nostre piccole vite”. “Uno sguardo compassionevole – secondo Elena Lietti – sulle vicende misere di queste famiglie, che ci insegna a perdonare le nostre sventure”.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Settembre 2021, 08:46
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