'Mia madre': il dolore secondo Nanni Moretti e
Margherita Buy, ma si ride con John Turturro

'Mia madre': il dolore secondo Nanni Moretti e ​Margherita Buy, ma si ride con John Turturro

di Michela Greco
ROMA - «La morte della madre è un passaggio importante attraverso il quale siete passati in molti. A me è capitato mentre ero al montaggio di Habemus Papam e ho voluto raccontarlo, senza sadismo». Mia madre, l'atteso nuovo film di Nanni Moretti in sala da giovedì e probabilmente a maggio sulla Croisette - «Concorso o fuori concorso, da Cannes accetto tutto», dice - è in effetti una struggente elaborazione del lutto e del senso di inadeguatezza.





Rispetto al dolore, ma anche alla propria vita privata e professionale. Moretti ha messo se stesso e le sue ossessioni nel personaggio della regista in crisi che ha affidato a Margherita Buy consegnandole «qualcosa di molto personale», come ha detto l'attrice.



In Mia madre è una cineasta affermata e sta girando un film sullo scontro che si consuma in una fabbrica tra gli operai e il nuovo proprietario italoamericano, interpretato da uno straordinario, esilarante John Turturro, divo ingestibile che va ripetendo «Kubrick era pazzo di me». Fuori da questo set complicato la aspettano il capezzale della madre morente (l'attrice teatrale Giulia Lazzarini), una figlia adolescente (Beatrice Mancini), una relazione che sta finendo e un fratello che sembra più attrezzato di lei per affrontare il lutto (lo stesso Moretti). «Mi ritrovo nel personaggio di Margherita per il senso di inadeguatezza - conferma il regista - Volevo creare uno stacco tra la sua vita privata e quella lavorativa, far vedere che è sempre da un'altra parte: sul set pensa alla madre, con la madre pensa alla figlia, con la figlia al lavoro. Non si capisce subito cosa sia reale, immaginato, sognato o ricordato perché in lei convive tutto con la stessa urgenza».



In questa narrazione in cui si mescolano i diversi piani in modo apparentemente confuso, ma raffinatissimo, sta la grande qualità formale del film, che guarda in faccia il dolore più grande con sincerità e pudore. In Mia madre c'è il Moretti che riflette, di nuovo, sull'inadeguatezza dopo il Papa spaventato di Michel Piccoli e c'è quello che torna a parlare del lutto dopo La stanza del figlio.



C'è una regista donna - «Mi sono divertita a sgridare gli attori», racconta divertita la Buy - e ci sono le divertenti ricorrenze della scena di ballo e della canzone intonata a squarciagola in macchina. Soprattutto c'è Nanni che guarda se stesso da fuori e si dice «Rompi uno dei tuoi schemi». Perché, come confessa, «è faticoso avercela con se stessi, più ancora che con gli altri».
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Aprile 2015, 10:28
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