«Facciamo un figlio»: zio pedofilo abusa per 8 anni delle nipotine. Le violenze «volute da Satana per le tabelline sbagliate»

L'uomo condannato per le molestie che si sono protratte dal 2014 al 2022, quando le bambine hanno rivelato alcuni orribili dettagli ai genitori

«Facciamo un figlio»: zio pedofilo abusa per 8 anni delle nipotine. Le violenze «volute da Satana per le tabelline sbagliate»

di Redazione Web

Si tende spesso ad associare il concetto di "famiglia" a quello di sicurezza, a pensare ai nostri parenti più stretti come alle persone che si prendono cura di noi con dedizione e amore, che saranno sempre lì, una stella polare, pronti a riconoscere il dolore e a utilizzare i mezzi a loro disposizione per ridurlo il più possibile e farlo scomparire.

Eppure, questa innata fiducia nella famiglia può dimostrarsi un'arma a doppio taglio e nascondere delle verità spaventose: i genitori di due bambine di appena 5 o 6 anni si sono affidati allo zio affinché se ne prendesse cura al loro posto nei momenti in cui gli impegni del quotidiano e di lavoro erano troppi e pressanti, ma quelle cure e quegli abbracci si sono trasformati in terribili, continui abusi. 

Le bambine, quasi per caso, un giorno hanno parlato. Poche parole scambiate con i genitori, racconti che stridevano e laceravano, scenari da incubo - fatti di minacce, punizioni, promesse e tocchi - dipinti con poche pennellate davanti agli occhi della mamma e del papà. 

Nel settembre del 2022, il 50enne romano è stato arrestato e condannato a 14 anni di carcere. Ieri, 18 gennaio, la sentenza di Apello ha confermato la pena. 

 

Le punizioni, le ricompense e le parole di Satana

Una giustificazione che suona vuota, un eco di una voce che non può sovrastare il terribile grido delle azioni dello zio nei confronti delle due nipotine: è stato Satana a parlargli, a dirgli cosa fare, afferma l'imputato.

Tutto ciò che rimane di quelle parole, però, è l'inferno abitato per anni dalle bambine, le molestie subite ogni qual volta sbagliavano una tabellina o erano distratte e sdraiate sul divano a guardare un cartone. 

Non c'era bisogno di un motivo, una scusa, al massimo di un incentivo: premi come dolci e caramelle, se otteneva ciò che voleva. «È un nostro segreto, se faccio la brava e non dico nulla ai genitori mi fa dei regali», le parole di una vittima.

L'uomo abitava nello stesso palazzo delle bambine e dei genitori, nello stesso appartamento di sua madre. Dato che era disoccupato, aveva certamente tempo per "prendersi cura" delle piccole al posto dei genitori, di dare una mano, per avvolgere le due bambine in abbracci troppo stretti e vuote promesse che non avevano nulla d'amore: «Ti voglio sposare, facciamo un figlio».

Nessuno si è accorto di nulla o sollevato dubbi per anni, anni in cui le bambine sono state molestate e abusate più volte durante il giorno. La "protezione" data dal concetto di famiglia, dall'incapacità di sostenere anche solo l'ipotesi di una brutalità simile. 

Poi la denuncia, l'arresto, il processo, la condanna e una fine che non si può certo dire lieta, ma pur sempre una fine. Per le bambine, forse, un nuovo inizio, la speranza di allontanarsi sempre più dal calore di quell'inferno che ora è alle loro spalle. 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Gennaio 2024, 10:42
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