Il giallo di Stefano, detenuto romano morto in carcere in Sardegna. La famiglia chiede l'autopsia

Il giovane è stato trovato morto ad ottobre scorso nel penitenziario di Casa Massama ad Oristano. Secondo l'avvocato e il medico legale Cristina Cattaneo si effettuare l’autopsia.

Il giallo di Stefano, detenuto romano morto in carcere in Sardegna. La famiglia chiede l'autopsia

di Emilio Orlando

Sono tanti gli elementi che lasciano pensare, che la morte in carcere di Stefano Dal Corso sia avvolta dal mistero e che le vada approfondita. Ne sono convinti il medico legale Cristina Cattaneo, il consulente forense che ha risolto enigmi legati ai delitti più conosciuti in Italia, l'avvocato Armida Decina, legale della vittima e la mamma del trentaduenne, che il 12 ottobre scorso è stato trovato cadavere nella sua cella nel carcere Casa Massama di Oristano in Sardegna.

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Il giallo di Stefano Dal Corso

Da allora le indagini sul decesso hanno portato più dubbi che certezze e la procura di Oristano, a distanza di mesi non ha ancora disposto l'autopsia. Il ritrovamento del cadavere di Dal Corso, originario di Roma del quartiere Tufello, è toccato agli agenti della polizia penitenziaria, che quando hanno aperto la cella lo hanno trovato impiccato alla grata davanti la finestra, proprio sopra il letto. Una striscia di stoffa, ricavata da un lenzuolo era stretta a cappio intorno al collo, e sul corpo c'erano alcuni segni emostatici poco chiari.

Nessun detenuto, ha visto o sentito nulla nelle ore in cui, si presume possa essere avvenuto il fatto. La professoressa Cattaneo, dell'istituto di medicina legale di Milano, nota per aver fatto riaprire il caso dell'omicidio di Serena Mollicone ed il caso di Stefano Cucchi, evidenzia nella sua relazione presentata al sostituto procuratore Armando Mammone, titolare dell'inchiesta, come sia necessaria:«l'assoluta e e indiscutibile rilevanza nel disporre l' autopsia giudiziaria, sul corpo della vittima, al fine di poter escludere con certezza che la morte di Stefano Dal Corso sia derivata o meno da un gesto autolesionista quale impiccagione».

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Ma ad alimentare ancora di più l'ipotesi della morte violenta, nella richiesta urgente di effettuare l'autopsia, presentata dall' avvocato Armida Decina, il fatto che le lenzuola erano infilate nel letto e che nessuna  presentava ritagli dai quali poteva essere stata ricavata la striscia utilizzata come laccio. Inoltre il detenuto Dal Corso, avrebbe finito di scontare la pena, derivante da una condanna passata in giudicato e divenuta definitiva, a dicembre prossimo. Pochi mesi quindi lo separavano dal poter riabbracciare la la figlia Lavinia e la nuova compagna con la quale voleva rifarsi una vita. «Non si tratta soltanto di una vicenda drammatica o di una storia strappalacrime - sottolinea il legale Armida Decina - ma di una vicenda di giustizia e verità fino ad ora negate». Sulla vicenda si è espressa anche la Senatrice Ilaria Cucchi che ha dichiarato: Sarebbe a mio avviso opportuno, anzi doveroso, mettere in essere tutte le iniziative per dare risposta ai legittimi dubbi che questo caso solleva.

Va fatta l'autopsia, a garanzia di tutti. O forse qualcuno ritiene che non ne valga la pena per quel detenuto?».


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 04:45
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