Serena Mollicone, il consulente dei Mottola: «Non può essere morta sbattendo contro la porta della caserma»

Lo ha detto in aula il criminologo Carmelo Lavorino nell'ambito del processo davanti alla Corte d'Assise d'Appello per l'omicidio della ragazza di Arce avvenuto nel 2001

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di Redazione web

«C'è una disparità evidente tra l'altezza di Serena e la frattura nella porta» e quindi la porta non sarebbe l'arma del delitto. Lo ha detto il consulente del pool della difesa della famiglia Mottola, il criminologo Carmelo Lavorino, nel corso dell'udienza del processo di secondo grado davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce, in provincia di Frosinone, uccisa nel 2001.

 

«La dottoressa Cattaneo del Labanof di Milano (che ha realizzato la superperizia che fece riaprire le indagini ndr) dice che la frattura sulla porta è all'altezza di 1,54 da terra e che ciò coincide con l'altezza approssimativa di Serena che sarebbe stata sbattuta contro la porta.

Noi diciamo che non è possibile, che non può essere vero che una ragazza come Serena alta 1.55, anche se spinta, possa aver procurato una frattura, rimanendo peraltro ferita sull'arcata sopraccigliare che è più in basso, nella porta a un'altezza di 1,54». In aula sono presenti quattro dei cinque imputati: il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, il figlio Marco e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Assente Annamaria Mottola.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Febbraio 2024, 15:29
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