Omicidio Serena Mollicone, la ricostruzione di un processo lungo più di 20 anni

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di Emilio Orlando

L'unica certezza che rimane dopo l'assoluzione degli imputati, è che Serena Mollicone venne uccisa dentro la vecchia stazione dei carabinieri di Arce nell'alloggio del comandante. L'arma del delitto, secondo una dettagliata perizia medico legale, sarebbe stato lo stipite di una porta. Ma come in un film di Alfred Hitchcock, alla fatidica affermazione l'assassino è in questa stanza, non si è riusciti ad ascrivere a ciascuno degli imputi un ruolo nell'omicidio.

In poche parole non si sa chi sferrò il colpo mortale alla ragazzi. Indagini che hanno “deformato”, oltre che il movente anche la dinamica di quell'efferato delitto avvenuto in un contesto omertoso e reticente. 

Serena  appena diciottenne varcò l'ingresso della stazione dei carabinieri di Arce.  Voleva denunciare un giro di droga che stava mietendo vittime tra i giovani di Arce. Era il 1° giugno 2001, e quella mattina era decisa a fare i nomi dei pusher che vendevano morte nel piccolo comune in provincia di Frosinone. Ma attraversò la porta sbagliata. Quella della stazione dei carabinieri di Arce dove, secondo le analisi forensi del reparto investigazioni scientifiche, Serena Mollicone sarebbe stata uccisa da Marco Mottola,titolare di un negozio di giocattoli a Venafro, oggi assolto insieme agli altri imputati. Con Marco sono stati assolti anche il padre Franco, che all'epoca comandava la caserma.

La perizia, da cui poi si è stata sviluppata l'informativa di reato per omicidio volontario ed occultamento di cadavere a carico degl imputati assolti è stata il perno centrale dell'accua senza però dare una precisa collocazione di ciascun sospettato sulla scena del crimine. Secondo i detective incaricati delle indagini dalla procura, la giovane fu aggredita sbattendo la testa contro il muro e lo stipite di una porta di quello che era l'alloggio del maresciallo Mottola e dei suoi famigliari. 

Sono stati assolti anche idue carabinieri: Vincenzo Quatrale per concorso morale in omicidio e Francesco Suprano per favoreggiamento. In questo contesto si collocherebbe anche il suicidio, avvenuto nel 2008, del brigadiere Santino Tuzzi, che sapeva la verità sulla morte della Mollicone. Il cadavere della ragazza venne poi ritrovato il 3 giugno 2001 nel boschetto di Fonte Cupa detto dell'Anitrella. Il corpo era in posizione supina, presentava una ferita vicino all'occhio sinistro ed era avvolta da un sacchetto di plastica con le mani e i piedi legati con scotch e filo di ferro, come pure il naso e la bocca. Dopo due anni, venne ingiustamente accusato dell'omicidio un carrozziere 38enne di Arce, Carmine Belli, che dopo un anno e mezzo di carcere venne invece totalmente scagionato da ogni accusa. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Luglio 2022, 16:10
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