Un caffè al bar e sullo scontrino, oltre al prezzo pagato ed ai dati fiscali, esce stampato anche il volto di Benito Mussolini. Al Bar Armando di Cerea, in provincia di Verona, già nel 2014 la titolare del locale, Maristella Finezzo, aveva fatto parlare della sua scelta, alimentando polemiche e malumori. Oggi, a distanza di 9 anni, insieme a sua figlia Marica, continua a gestire il bar allo stesso modo, ma il profilo del Duce, ora è fisso e non solo ad ottobre, nella ricorrenza della marcia su Roma del 1922, scrive Il Giornale di Vicenza.
Polemica social
Sono stati alcuni post sui social a rinvigorire la fiamma delle polemiche, di chi condanna la scelta del Bar Armando per l'ovvio richiamo al periodo fascista. Ma la signora Finezzo, risponde: «Non ero nemmeno nata quando c'era il Fascismo, ma credo che quanto fatto da Mussolini, al di là di orrori come le leggi razziali, sia stato assolutamente positivo per l'Italia. Di recente ho avuto bisogno della sanità e se è quasi del tutto gratuita lo si deve proprio a lui».
Cimeli del fascismo
Ma c'è anche chi è solidale con la barista, cne nel locale espone diversi cimeli del Ventennio.
Nonostante il ritorno di chi polemizza, dal 2014 ad oggi, il Bar Armando non è stato oggetto di alcun provvedimento giudiziario per vietare l'uso del volto di Mussolini sugli scontrini. Anzi, aggiunge la titolare del locale: «non commettiamo reati. Con questa polemica mi farò solo pubblicità».
Legge Scelba
Nel nostro ordinamento, l'apologia del fascismo è un reato previsto dall’art. 4 della legge Scelba approvata nel 1952. E tra i comportamenti vietati c’è anche «la diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli» riferiti al ventennio fascista o che comunque «ne richiamano pubblicamente la simbologia o la gestualità».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Settembre 2023, 17:58
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