Elezione diretta del premier, la sfida di Giorgia Meloni. Consultazioni alla Camera, chiusura da Pd e M5S

Giornata di consultazioni alla Camera tra governo e opposizioni. Netta chiusura da Pd e M5S, “aperturisti” Renzi e Calenda. La presidente del Consiglio: «Vogliamo esecutivi stabili»

Elezione diretta del premier, la sfida di Giorgia Meloni. Consultazioni alla Camera, chiusura da Pd e M5S

di Alessandra Severini

Giorgia Meloni è decisa a portare a casa le riforme istituzionali e non intende perdere troppo tempo in mediazioni. Ieri la premier ha avviato le consultazioni con le forze di opposizione, ascoltando uno a uno i gruppi parlamentari, alla Camera.

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«Intendiamo ascoltare attentamente ogni proposta o critica. Questo è un confronto importante per la nostra democrazia e per approvare misure improrogabili per il bene dei cittadini e della Nazione» ha scritto sui social la premier. Aperta al dialogo e anche all’ipotesi, suggerita dai 5 stelle, di costituire una commissione ad hoc che si occupi delle riforme, purché avverte «non ci siano intenti dilatori». Alla segretaria del Pd Elly Schlein, nel loro primo faccia a faccia, la premier ha detto che il suo obiettivo «non è accentrare i poteri ma garantire stabilità», facendo notare che la riforma nella migliore delle ipotesi entrerebbe in vigore «solo nella prossima legislatura».

La linea dettata dalla premier alla sua maggioranza è questa: il tentativo di trovare un’ampia condivisione ci sarà ma se questa non si dovesse trovare, pazienza, si proverà ad andare avanti lo stesso.

Certo, la strada sarebbe in tal caso tutta in salita visto che per evitare il referendum confermativo servirebbe la maggioranza di due terzi, ovvero il voto di 267 deputati e 137 senatori. Numeri che attualmente la maggioranza non ha né alla Camera né al Senato, né basterebbe a raggiungerli il supporto del gruppo di Azione-Italia Viva che ieri è sembrato il più disposto al dialogo.

Il dibattito sulle riforme verte essenzialmente sulla forma di governo e sull’elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha detto più volte di guardare con favore al modello americano che si basa su una rigida separazione tra un potere legislativo (bicamerale) e esecutivo ma che non esiste in alcune delle democrazie europee. Le opposizioni hanno però bocciato ogni ipotesi di elezione diretta e solo Azione-Iv ha aperto all’ipotesi di scelta del premier sul modello già usato per i sindaci.

Netta chiusura invece da parte del Pd. «Non siamo per ridimensionare il ruolo del presidente della Repubblica verso un modello di un uomo o una donna sola al comando» ha detto la segretaria dem, secondo la quale inoltre «non sono le riforme la priorità ma il lavoro, la sanità e il Pnrr». Il Pd al massimo è disponibile a discutere su una sorta di cancellierato ispirato al modello tedesco ma prima di tutto per centrare l’obiettivo della stabilità suggerisce il cambio della legge elettorale con l’addio ai listini bloccati.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Maggio 2023, 06:00
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