Acerbi assolto per il caso Juan Jesus: niente squalifica per «mancanza di prove». La sentenza che farà discutere

Il brasiliano del Napoli aveva denunciato il collega durante il match a San Siro

Acerbi assolto per il caso Juan Jesus: niente squalifica per «mancanza di prove». La sentenza che farà discutere

di Redazione Web

Francesco Acerbi assolto dal Giudice Sportivo per mancanza di prove. Il difensore dell'Inter non riceve nessuna squalifica dopo le accuse di razzismo ricevute da Juan Jesus. Il brasiliano del Napoli aveva denunciato il collega durante il match a San Siro dello scorso 17 marzo, terminato 1-1. Il giudice sportivo ha deciso di non applicare sanzioni nei suoi confronti perché «non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata» a Juan Jesus. Una sentenza destinata a far discutere e a far esplodere l'ennesima polemica legata al razzismo nel calcio italiano.

Il comunicato del Giudice sportivo

La scelta è motivata dal fatto che, anche se Acerbi non ha «disconosciuto» l'offesa, ma il suo «contenuto discriminatorio ...senza che per questo venga messa in discussione la buona fede» di Juan Jesus «risulta essere stato percepito dal solo calciatore "offeso", senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale».

Acerbi, che non aveva mai ammesso le accuse, era tornato a casa dopo la convocazione in Nazionale, proprio a causa della denuncia di Jesus. In attesa del verdetto (arrivato oggi), la Nazionale aveva preferito non esporre il giocatore a ulteriori polemiche. Il giocatore temeva una lunga squalifica, invece nel prossimo turno potrà scendere in campo.

Le motivazioni della sentenza

Nelle sue motivazioni il giudice Gerardo Mastrandrea spiega che «la sequenza dei fatti in campo, ricostruita in base ai documenti ufficiali, con l’ausilio del Direttore di gara e comunque visibile in video è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte, peraltro non platealmente (con modalità tali cioè da non essere percepite dagli altri calciatori in campo, dagli Ufficiali di gara o dai rappresentanti della Procura a bordo del recinto di giuoco), dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo 'offendente', il cui contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della Soc.

Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore 'offeso' (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale».

Secondo il giudice sportivo «l’irrogazione di sanzioni così gravose» previste nei casi di razzismo deve essere «assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza». Quindi per ammettendo che il caso sia «teoricamente compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso», il giudice conclude che «non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Marzo 2024, 18:34

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