Lino Banfi: «Mia moglie Lucia mi sta preparando l'aldilà. Papa Francesco? Un amico, quando è incavolEto mi chiama»

L'attore racconta il bellissimo rapporto nato con il pontefice e ripercorre la sua vita con l'ironia che non lo abbandona mai

Lino Banfi: «Mia moglie Lucia mi sta preparando l'aldilà. Papa Francesco? Un amico, quando è incavolEto mi chiama»

di Redazione Web

Lino Banfi, non è una novità, è un amico di Papa Francesco. A testimoniare il loro rapporto sono le tante foto che li ritraggono insieme, un'amicizia nata grazie ai loro incontri: ben sette da quando Papa Bergoglio è diventato Santo Padre. 

L'attore racconta che la prima volta che si sono incontrati, Lino Banfi disse: «Voglio diventare il giullare del Papa. Quando lei è incavoleto, mi chiama, e io la faccio sorridere. Ogni tanto mi chiama. E io gli racconto gli episodi più divertenti della mia vita, e pure quelli tristi: il mio sogno è sempre stato far ridere e piangere insieme. Come prova d’amicizia gli ho chiesto questa foto. Lui ha messo via il bastone, e si è appoggiato a me».

Lino Banfi, il dolore per la morte della moglie Lucia: «Aiutatemi a sognarla. Sono sei mesi e ancora non ci riesco»

Lino Banfi: «A Edwige Fenech chiedevo il permesso per toccare il fondoschiena. Mia moglie mi disse: ti sei divertito?»

 

Lino Banfi e l'amicizia con Papa Francesco

L’attore condivide con il pontefice l’anno di nascita: il 1936. E nell'intervista di Aldo Cazzullo del Corriere della Sera si racconta, riepilogando la sua carriera e qualche aneddoto familiare, oltre al rapporto con Papa Bergoglio

Come quello che riguarda suo papà, che si chiamava Riccardo Zagaria, aveva la terza elementare e faceva l’ortolano. O come gli aneddoti su sua mamma: «Non era andata a scuola proprio. Quando doveva firmare le dicevano: Nunzia, fa’ la cruoce . Ma lei rispondeva: “Mi chiamo Nunzia Colia”, e di croci ne faceva due: una per il nome e una per il cognome. Mamma me la sono goduta più a lungo. Quando si ammalò, cercai per lei il miglior chirurgo. Dopo l’intervento il luminare volle incontrarmi, mi portò in uno sgabuzzino, chiuse a chiave. Pensai dovesse darmi notizie gravi». Invece? «Si inginocchiò, mi baciò la mano, e disse: “Ho sempre sognato di baciare la mano che ha toccato il culo a Nadia Cassini”.

Avevo affidato la vita di mia madre a un pazzo».

Poi i ricordi virano sul seminario. Da ragazzo, infatti, entrò in seminario, tanto che gli zii pensavano che potesse diventare Papa. Non finì così: «Mi cacciarono per indisciplina. Organizzavamo scherzi feroci, spiavamo le suore… Mi mettevano in ginocchio sui ceci, invano. Nelle recite sacre mi facevano fare Giuda, ma riuscivo comunque a far ridere. Fu chiamato il vescovo, monsignor Di Donna, un sant’uomo che era stato missionario in Madagascar, adesso lo fanno beato. Temevo un anatema terribile. Invece mi sorrise: “Figliuolo, la tua vocazione non è il sacerdozio, è divertire la gente”».

Ma nel suo lungo racconto c'è spazio anche per Aldo Moro. «Nel 1972, tramite il suo segretario Nicola Rana, mi convoca in prefettura a Bari Aldo Moro: “Mi hanno detto che lei nei suoi spettacoli fa una battuta su di me… Me la ripete?”». Qual era? «In Russia Stalin è morto e c’è la destalinizzazione, in Italia Moro è ancora vivo ma c’è già la demoralizzazione…”. Sorrise: “Bella. Molto fine. Ma non la dica più”».

Banfi parla delle sue simpatie relativa alla politica. Smentisce di aver mai votato per il Movimento Sociale Italiano, anche se lo chiamavano “Pancetta nera”. Poi racconta un incontro con Bettino Craxi: «Mio padre era un democristiano di centrodestra, e io pure. Ho sempre guardato l’uomo. Mi piace Veltroni e non solo perché si chiama Walter come mio figlio, quando si candidò a sindaco di Roma lo accompagnai nei centri anziani. Mi piaceva Craxi».

Lo ha conosciuto «in un ristorante milanese. Stava con Silvio Berlusconi, che ci presentò. Lui era presidente del Consiglio, io ero quello che toccava il culo a Nadia Cassini e sbirciava Edwige Fenech dal buco della serratura. Eppure fu gentilissimo, fece il baciamano a mia moglie. Un signore». Ma non finisce qui.

La lettera di Papa Francesco

Lino Banfi parla di una lettera di Papa Francesco e l'inevitabile ricordo alla compianta moglie Lucia. «I nonni sanno essere forti nella sofferenza, e tu sei il nonno di una Nazione intera. Raccogli l’eredità di fede e di bontà di Lucia…». «Me la scrisse quando morì mia moglie. Abbiamo fatto in tempo a festeggiare i sessant’anni di matrimonio».

La sua Lucia è morta lo scorso 22 febbraio e da quel momento Lino Banfi non ha mai smesso di pensare alla sua amata. La mancanza è fortissima e, con la solita ironia che ha contraddistinto la sua carriera, l'attore non vede l'ora di incontrarla di nuovo: «Lucia mi sta preparando l'aldilà».


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Settembre 2023, 15:13
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