Noemi: «Torno a Sanremo per raccontarvi con la mia canzone un'altra tappa del mio cambiamento»

Noemi: «Torno a Sanremo per raccontarvi con la mia canzone un'altra tappa del mio cambiamento»

di Totò Rizzo

Noemi, atto secondo. Torna a Sanremo a distanza di undici mesi e, dopo aver cantato l’anno scorso il gran cambiamento di testa e di immagine con “Glicine”, adesso con “Ti amo non lo so dire” resetta anche il rapporto tra la nuova Noemi e quel che le sta intorno. Insomma, non è solo questione di tubino, «anche se col tubino mi ci trovo benissimo».

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«È un altro tassello del mio percorso, questa canzone, di quel lavoro di consapevolezza di me che, attraverso la musica, ho intrapreso da qualche tempo. Non che prima non mi riconoscessi nelle cose che cantavo ma certamente erano emozioni collettive, ero più strumento che voce di me stessa. Adesso invece parto da me sperando ovviamente che qualcuno si riconosca nelle mie, di emozioni».

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«Glicine» era la metamorfosi interiore ed esteriore ma «una volta che cambi, devi ristabilire il contatto con chi ti circonda e con il mondo che ti circonda. A volte il tuo cambiamento può spiazzare anche le persone che ti vogliono più bene. Ecco, dopo aver raggiunto l’equilibrio con te stessa, devi puntare a quello con gli altri. Sono entrambi lavori difficili, forse quest’ultimo anche di più».

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E da che cosa si parte? «Ovviamente dalla cosa più semplice e più complicata da dire, ovvero “ti amo”. Io non sono mai stata molto brava a parlare, a volte le parole possono diventare pallottole che rimbalzano, sono molto più abile a cantare quello che sento che a dirlo».

Dovesse dedicarlo a qualcuno, un brano dal titolo così impegnativo? «A tutti quelli che non vogliono essere fraintesi».

La canzone, che le hanno cucito addosso Alessandro Mahmood, Alessandro La Cava e Dardust (quest’ultimo l’ha vestita di suoni che mettono in risalto il timbro particolare di Noemi) «è un pezzo pieno di energia, mi piace quel suo partire in maniera quasi sommessa per poi allargarsi nel pre-chorus e infine esplodere ritmicamente nel ritornello».

Un Sanremo dopo l’altro. Non aveva detto l’anno scorso che si sarebbe presa un po’ di tempo per se stessa, magari per pensare anche a un’eventuale maternità? «Sì, è vero ma è un periodo tremendo, non so dove andrà a finire il mondo, con tutte queste guerre batteriologiche. Vedremo, se ci sarà ancora tempo. Poi, se non ci sarà più, continuerò a spupazzarmi i figli delle amiche».

All’Ariston ormai è di casa. «Mi piace tornare al festival, in questi giori sto rivedendo Sanremo rifiorita, è il caso proprio di dirlo, la gente è tornata di nuovo per strada, sarà bello riavere il pubblico durante le serate, voglio soltanto divertirmi». Da veterana della gara ricorda con maggiore piacere il passaggio dello scorso anno, quello di “Glicine” ovvero del cambiamento, e quello del 2012, quando con «Sono solo parole» si classificò terza, felice «perché eravamo un podio tutto femminile: Emma prima, Arisa secondo e io terza».

E a proposito di donne, è contenta di poter eseguire nella serata delle cover “A natural woman” perché la riporta al soul al blues, «la prima musica che ho amato e che ho cantato» e perché «con questo pezzo, che Carole King scrisse per Aretha Franklin, vorrei non soltanto omaggiare entrambe ma anche cantare tutte noi donne nella speranza che nella vita, almeno una volta, ci si senta delle “natural woman”».

Credits Photo Copertina: Attilio Cusani


Ultimo aggiornamento: Martedì 1 Febbraio 2022, 19:02
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