Scuola, cattedre sguarnite o nomine di due giorni: il balletto dei supplenti

Cattedre sguarnite o nomine di due giorni: il balletto dei supplenti nelle scuole allo sbando

di Lorena Loiacono

Ogni giorno una maestra diversa, quando va bene. Altrimenti la cattedra resta direttamente vuota, scoperta. Con i supplenti che aspettano una chiamata, anche solo per due giorni, e le famiglie che si lamentano. Le lezioni sono riprese da quasi due mesi ma nelle scuole vanno ancora avanti le nomine dei docenti.

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LEZIONI A RISCHIO. L’anno scolastico “del Covid” è iniziato male, tra l’emergenza sanitaria e le graduatorie provinciali da subito in tilt, ma prosegue anche peggio visto che le lezioni comunque non si possono fare in presenza: né alle superiori, per il Dpcm, né al primo ciclo, per mancanza di prof. Da Nord a Sud, infatti, i docenti precari, che in Italia rappresentano un quarto delle cattedre, sono ancora in attesa di una nomina che, quando arriva, viene revocata per lasciare il posto al cosiddetto “avente diritto”. Un balletto insostenibile che, a metà novembre, dovrebbe essere già risolto da settimane.

CACCIA AL PROF. A Roma i supplenti non si trovano: garantire l’orario completo e il tempo pieno diventa impossibile. «Sono ancora in corso le nomine dei docenti attraverso le graduatorie provinciali – denuncia Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi del Lazio - ma non si conoscono i tempi di completamento, per cui le scuole stanno nominando i docenti attingendo dalle graduatorie d’istituto anche se molto spesso queste convocazioni vanno deserte e comunque non supererebbero i 10 giorni, aggravando non solo il lavoro delle segreterie ma soprattutto la mancanza di continuità didattica agli studenti».

CATTEDRE MORDI E FUGGI. Questa sovrapposizione tra le nomine da graduatorie provinciali, ancora in corso, e da graduatorie di istituto sta generando un mostro: a Milano ci sono state convocazioni durate anche solo due giorni.

Perché poi sono state azzerate dalle nomine da Gps. Il risultato? Da un lato gli alunni non riescono ad avere continuità, dall’altro i precari che si mettono a disposizione della scuola (contrariamente a quanto sta accadendo a Roma dove le chiamate vanno spesso a vuoto) vengono rispediti a casa in poche ore. Anche quelli fuori sede, che si spostano nella maggior parte dei casi dal Sud per poter lavorare.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Novembre 2020, 10:15
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