Dad, dalla videolezione in pigiama ai trucchi per “marinarla”: ecco cosa succede nelle classi virtuali

Dad, dalla videolezione in pigiama ai trucchi per “marinarla”: ecco cosa succede nelle classi virtuali

La creatività degli studenti non si ferma davanti alla Dad: circa 1 su 3 fa scuola a distanza in pigiama, 6 su 10 confessano che - almeno una volta - non hanno seguito i professori pur risultando presenti. Ma quasi tutto si regge sulla tenuta di Internet. La seconda fase di lezioni online, però, porta con sé anche significativi passi in avanti: 9 su 10 hanno un tablet o pc personale, la maggioranza dispone di uno spazio in casa dedicato, quasi tutti svolgono attività sincrone. Il punto debole rimane la connessione: ha problemi circa il 60%.

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La didattica a distanza da oltre un mese è tornata protagonista delle giornate dei nostri studenti, specialmente dei più grandi. Uno strumento, partito quasi come un esperimento a fine febbraio, che ha letteralmente salvato la scuola italiana da una chiusura prolungata durante la prima fase della pandemia. E, con l'inizio del secondo lockdown degli istituti, la maggior parte dei problemi sembrano essere stata finalmente risolta.

Non per tutti, però, è così: nonostante, infatti, sia passato quasi un anno dalla prima 'connessione', restano degli aspetti da migliorare. Compreso quello della tenuta di Internet e dei suoi servizi. Il ‘down’ di Google lo ha dimostrato: 3 studenti su 4, infatti, tra le piattaforme utilizzate per le videolezioni inseriscono Classroom o Meet e, di fatto, sono rimasti tagliati fuori dalla scuola per oltre un’ora. Anche se, va detto, spesso sono gli stessi ragazzi a contribuire ai piccoli ‘fallimenti’ della Dad. Il portale Skuola.net lo ha scoperto attraverso la voce di 3mila alunni delle scuole superiori, raccolta dopo le prime settimane dalle nuove chiusure. Racconti che hanno contribuito a disegnare un quadro con molte luci e qualche ombra.

Partiamo proprio dalle ombre. Nella mente di tanti ragazzi la scuola a distanza non è ancora vista alla pari delle lezioni in aula. Tanto è vero che quasi 1 su 3 ammette tranquillamente di seguire rimanendo comodamente in pigiama, contravvenendo alle regole del galateo online nonché alle linee guida tracciate da Viale Trastevere. A cui si aggiunge un 57% che non arriva a tali estremi ma si veste comunque 'da casa' (con tuta o abiti comodi). Solo 1 su 10 dice che si prepara, più o meno, come se dovesse uscire.

Il fatto di non essere controllati 'a vista' dai professori, però, invoglia parecchi studenti anche a usare la tecnologia a proprio vantaggio: più di 6 su 10 confessano che, almeno una volta, hanno risposto presente all'appello del docente ma poi hanno spento microfono e telecamera per fare i propri comodi. Per quasi 1 su 10, tra l'altro, questa è un'usanza frequente. Forse perché sanno di poterla fare sempre franca, dato che praticamente nessuno ha avuto conseguenze disciplinari. Anzi, quando è successo, in oltre 8 casi su 10 il docente di turno non si è proprio accorto di nulla.

Altro tema controverso sin dall'inizio è stato quello della dotazione tecnologica: disponibilità di dispositivi personali per svolgere la Dad da un lato, quantità e qualità della connessione per il collegamento dall'altra. Qui i due aspetti, nel tempo, hanno avuto un destino differente. Attualmente, infatti, circa 9 ragazzi su 10 hanno un computer o un tablet personale (il 10% lo deve dividere con gli altri componenti della famiglia, appena il 3% non ne ha neanche uno in casa). Lo stesso non si può dire per la connessione: ancora oggi, meno di 4 su 10 dicono di avere un collegamento veloce, stabile e senza limiti di traffico.

Gli altri? Il 30% ha una connessione lenta, il 17% ha i giga limitati, il 12% ha problemi su entrambi i fronti.

Il passaggio brusco dalle attività in presenza a quella 'da remoto', a scuola come al lavoro, ha spesso mostrato anche le difficoltà delle famiglie nell'organizzare gli spazi di casa in modo da permettere a tutti di avere una postazione adeguata. Ma, per fortuna, questo aspetto ora non preoccupa più: il 68% dei ragazzi segue le lezioni in una stanza separata dal resto della casa (cameretta o studio) e un altro 18% ha uno spazio tutto suo seppur in un ambiente comune (soggiorno, cucina); solamente poco più di 1 su 10 deve adattarsi giorno per giorno.

Entrando nel vivo delle modalità con cui le scuole si sono organizzate per garantire la continuità didattica, un altro dei miglioramenti più evidenti riguarda le piattaforme utilizzate. Ormai più di 9 studenti su 10 hanno si collegano a piattaforme evolute che consentono di seguire videolezioni in diretta. Inoltre, gli insegnanti sembrano aver scelto una linea d’azione comune: l'87% degli alunni delle superiori, infatti, dice che ora deve accedere al massimo a due piattaforme differenti per seguire tutte le lezioni; quasi sempre le più diffuse e conosciute.

Da rivedere, invece, l'eccessiva dose di tecnologia somministrata agli studenti che la didattica a distanza ha portato con sé. Oltre 2 ragazzi su 3 dicono di essere davanti allo schermo di un computer (per motivi didattici) ben oltre l'orario di scuola: il 51% stima questo tempo tra le 6 e le 10 ore, per il 17% l'esposizione dura quasi tutta la giornata. Così come spinge alla riflessione il fatto che, nonostante le scuole possano aprire aule e laboratori per attività pratiche e laboratori o per accogliere gli studenti disabili, stando a quanto dicono i ragazzi, ciò è avvenuto solo in 3 casi su 10 (dato che si dimezza se si isolano gli istituti che hanno allestito attività in presenza per i disabili).

«La didattica a distanza ha il grande merito di aver introdotto in maniera massiva il digitale nelle nostre scuole e di aver permesso l’accesso all’istruzione quando non era possibile andare fisicamente in classe - commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - tuttavia servono anni per raggiungere ogni casa con la banda larga e garantire che ogni studente abbia un pc o un tablet adeguato. Con qualche mese in più d’esperienza, era logico che un nuovo ritorno alla Dad sarebbe stato meno traumatico ma era anche prevedibile che si sarebbero ripresentati i problemi di inclusività. L’obiettivo di dotare tutti gli studenti di un pc o di un tablet si risolve in poco tempo solo se si stanziano le risorse adeguate, per portare la banda larga in ogni casa servono investimenti e tempo per realizzare le infrastrutture. Inoltre, almeno stando agli studenti intervistati, la metà delle scuole a settembre aveva puntato tutte le sue fiches sulla didattica in presenza e quindi non aveva pianificato nessuna forma di didattica digitale integrata, fin quando ovviamente il Dpcm del 3 novembre non le ha costrette a farlo. Diventa quindi fondamentale monitorare le situazioni e i contesti dove la Dad mostra maggiori lacune e intervenire puntualmente, magari derogando in quelle specifiche situazioni alle limitazioni sulle attività in presenza».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Dicembre 2020, 16:18
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