Omicidio Saman, il papà: «Non l'ho uccisa io, ma qualcuno della famiglia». Il fratello: mandai la foto del bacio. Il processo

Venerdì 3 Novembre 2023, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 15:17

La telefonata

Il padre di Saman, in Pakistan e lo zio di Saman rimasto in Italia, si sentirono al telefono, i primi di giorni di maggio 2021, dopo la scomparsa della ragazza di Novellara. Della telefonata ha riferito il fratello della ragazza, nel proseguimento della sua audizione in Corte di assise a Reggio Emilia, rispondendo alle domande dell'avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio, Danish Hasnain, uno dei cinque imputati per l'omicidio. La telefonata avvenne dopo una perquisizione, con il sequestro dei telefoni. «Mio zio disse: 'adesso noi scappiamo, perché ci hanno preso i telefoni, si sono accortì. Ma papà - ha aggiunto il giovane testimone - disse 'dovete stare lì, perché altrimenti penseranno che è davvero successo qualcosà. Ma mio zio rispose: »Non possiamo stare qui, tu sei scappato in Pakistan, non hai problemi. Se prendono qualcuno, prendono noi«. A quel punto il fratello di Saman partì insieme allo zio: in bicicletta verso Gonzaga, poi in treno per Modena, quindi Como, dove passarono la notte a casa di un conoscente. Quindi in viaggio per Imperia poi si ritrovarono anche con i due cugini imputati dove furono controllati e il ragazzo, all'epoca minorenne, fu portato in Questura e poi trasferito in una comunità. Lo zio invece riuscì a lasciare l'Italia insieme ai cugini e i tre furono arrestati nei mesi successivi tra Francia e Spagna

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