Coronavirus, Galli (ospedale Sacco): «Ora conosciamo le sue varianti e studieremo anticorpi e vaccini»
di Graziella Melina
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Ora si aprono prospettive davvero incoraggianti per la cura della malattia, che tanto panico sta creando anche in Ialia. «Il passo successivo è che andremo a studiarlo pezzo a pezzo, in tutte le varianti che abbiamo isolato, probabilmente andremo anche avanti ad isolarne altre, se sarà necessario - assicura Galli - E andremo a valutare di conseguenza un'intera possibilità di interventi di studio. Forse quello a cui siamo più immediatamente interessati è cimentare in vitro la possibilità di crescita con vari farmaci già disponibili per altre aree che possano teoricamente esser utilizzati per questa malattia». Il passo successivo sarà quindi lo studio di anticorpi e di vaccini e di cure da parte dei laboratori farmaceutici. A rendere possibile la scoperta, in tempi davvero molto rapidi, un laboratorio di virologia con circa 12 ricercatori, la stragrande maggioranza precari, messo su anni fa per studiare soprattutto l'Aids. Il lavoro di ricerca è coordinato da Claudia Balotta.
LO SVILUPPO
Altra novità del lavoro dei ricercatori del Sacco, riguarda poi la valutazione della citogenesi del virus, ossia il processo di origine e sviluppo della cellula. «Noi lo abbiamo fatto su 52 sequenze disponibili in letteratura - spiega Galli - Queste 52 sequenze hanno consentito di stimare la penetrazione del virus nel contesto umano, tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre, e con una crescita notevole della variabilità del virus, che è parallela alla grande diffusione nell'ambito umano, a partire da dicembre. Altra acquisizione, che si spera di ottenere in tempi brevi, è che lo stesso studio si possa fare su un numero importante di sequenze». Il risultato consentirebbe di dare risposte al rebus di interrogativi che ancora non si riescono a sbrogliare. «Vorremmo studiare l'epidemia italiana - prosegue Galli - ci consentirebbe di datare la penetrazione del virus in Italia e quindi surrogare la difficoltà che abbiamo nell'identificazione del paziente zero».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Febbraio 2020, 07:18
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