Silvio Berlusconi, Dallas e il bagnino di Ostia: quel contratto sulla scatola di cerini dietro il successo in tv

Fu Vittorio Balini a vendere i telefilm americani al tycoon

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di Davide Desario

Se Berlusconi è diventato il re delle televisioni, il primo ministro italiano e il presidente del Milan lo deve anche al cappello da cowboy di J.R. e al fascino di Sue Ellen di Dallas. Ma anche a Vittorio Balini, un ex bagnino di Ostia con un grande senso degli affari.


Quella di Vittorio Balini è una storia incredibile. Nato nel 1930, insieme ai suoi cinque fratelli, come molti ragazzotti del Lido di Roma, finisce a fare il bagnino. E sulla spiaggia, tra pattini e ombrelloni, conquista il cuore di una famosa cantante lirica straniera. Con lei presto lascia Ostia e gira il mondo.
Alla fine degli anni Sessanta si trova in America dove è stata appena lanciata la televisione via cavo (antesignana di Sky). Il progetto “a stelle e strisce” presto naufraga e Balini fiuta il business. In Italia, infatti, stanno nascendo le prime televisioni private: emittenti improvvisate che hanno non pochi problemi a riempire i loro palinsesti.

Così lo zio d’America, come ancora a Ostia chiamano Vittorio Balini, investe i soldi nell’acquisto di film e telefilm rimasti nei magazzini delle major. Compra B-movie, spaghetti western, ma soprattutto le serie televisive: il mitico dottor Kildare e Dinasty.

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LA SCATOLA DI CERINI

Il capolavoro, però, Balini lo mette a segno all’inizio degli anni Ottanta con Dallas. Riesce ad assicurarsene i diritti e a rivenderli alla Fininvest di un giovane e rampantissimo Silvio Berlusconi. La leggenda racconta che il primo contratto, con il quale il Cavaliere sborsava una cifra da capogiro, venne siglato in un hotel di Parigi su una scatola di cerini. Tutto qui? Macché. L’indomani, infatti, Balini tornò da Berlusconi e, forse, fu l’unico a incastrarlo senza magistratura: stracciò la scatola di cerini e rilanciò.

Intuendo il grande potenziale delle tv private e soprattutto della pubblicità, ridusse il prezzo di Dallas ma in cambio pretese una percentuale su tutti gli spot che sarebbero stati trasmessi durante le puntate.

Così l’Italia degli anni Ottanta cenava a pastasciutta e sofficini guardando sul piccolo schermo le avventure del petroliere J.R. In mezzo scorrevano gli spot dello “sporco impossibile”, “dell’aranciata esagerata” e del “cuore di panna”. Cresceva l’impero di Berlusconi ma anche, e non poco, il conto in banca di Balini.


ARANCIA MECCANICA

La voce del suo successo, probabilmente, arriva anche alla malavita. In quegli anni Balini rimane vittima di una violenta rapina nella sua Villa all’Olgiata che lo costrinse ad abbandonare l’Italia. Si trasferisce a Hollywood ma non dimentica gli affari: costruisce un grattacielo e uno shopping center a Santa Monica. I party nella sua residenza americana sono frequentati da vip del cinema e rockstar come Michael Jackson o ovviamente super Silvio. Ma il sogno di Balini è ritornare nella sua Ostia e farla splendere.

 


TRAMPOLINO E PORTO

Torna a Roma nel ’92. Come prima cosa compra a suon di dollari il Kursaal e fa ricostruire il mitico trampolino immortalato in tanti film, compreso I Vitelloni di Fellini.
Poi il grande sogno: il porto turistico di Roma. Un progetto faraonico in quell’idroscalo dove venne trucidato Pier Paolo Pasolini. Ci si dedica anima e corpo. L’inaugurazione arriva nel 2001 alla presenza del sindaco Veltroni. Ma lo zio d’America non riuscì a vedere il taglio del nastro: il suo cuore smise di battere prima. E nei corridoi di Mediaset ancora si ricordano di lui: quello più furbo di Berlusconi.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Giugno 2023, 17:45
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