Di Matteo su Bonafede non torna indietro: «Mi propose il Dap, poi cambiò idea. Poi quella frase mi fece pensare»

Di Matteo su Bonafede non torna indietro: «Mi propose il Dap, poi cambiò idea. Poi quella frase mi fece pensare»

di Simone Pierini
Il magistrato Nino Di Matteo ribadisce la sua posizione in merito al confronto con il ministro della Giustizia Alfondo Bonafede sulla proposta di nomina a lui proposta dal Guardasigilli nel 2018, quando fu chiamato a scegliere tra la direzione del Dap e il posto di capo degli Affari penali, salvo poi fare, secondo il magistrato, dietrofont. Lo ha fatto in un'intervista a Repubblica. «Lunedì 18 giugno 2018 Bonafede mi telefonò e mi pose l'alternativa, andare a dirigere il Dap oppure prendere il posto di capo degli Affari penali - racconta Di Matteo - Aggiunse che dovevo decidere subito perché mercoledì ci sarebbe stato l'ultimo plenum utile del Csm per presentare la richiesta di fuori ruolo. Richiesta che era urgente per il Dap, ma non lo era per la direzione degli Affari penali».

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«Il giorno dopo mi sedetti davanti a Bonafede - prosegue il magistrato  - e gli dissi che accettavo il posto di capo del Dap. Lui però, a quel punto, replicò che aveva già scelto Basentini, mi chiese se lo conoscessi e lo apprezzassi. Risposi di no, che non lo avevo mai incontrato»

«Bonafede insistette sugli Affari penali, parlò di moral suasion con la collega Donati perché accettasse un trasferimento. Il giorno dopo tornai da lui per cinque minuti, il tempo di dirgli che a queste condizioni non ero più disponibile», prosegue Di Matteo, che riferisce dell'ultimo scambio di battute con il ministro: «Io gli dico di non tenermi più presente per alcun incarico, lui ribatte che per gli Affari penali 'non c'è dissenso o mancato gradimento che tenga'. Una frase che, se riferita al Dap, ovviamente mi ha fatto pensare».

«Da allora mi sono sempre chiesto cos'era accaduto nel frattempo. Se, e da dove, fosse giunta un'indicazione negativa, magari uno stop degli alleati o da altri, questo io non posso saperlo», osserva Di Matteo. Il magistrato spiega di non aver parlato finora «per alto senso istituzionale, non potevo dire perché non avete nominato me anche se c'era chi, accanto a me, faceva le ipotesi più fantasiose, ma io non ho mai voluto dire niente». Adesso, invece, «dopo le dimissioni di Basentini, proprio come due anni fa, alcuni giornali hanno di nuovo scritto che mi avrebbero fatto capo del Dap. Ho voluto evitare strumentalizzazioni»
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Maggio 2020, 13:57
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