Quando toccò a lei?
«Io non ho mai avuto un avviso di garanzia né

Quando toccò a lei?
«Io non ho mai avuto un avviso di garanzia né indagini per la vicende di mio padre. Eppure quando toccò a me le colpe del padre cadevano sui figli: è stata chiesta la sfiducia alla Camera e mi dovevo dimettere. Ora che tocca a Di Maio sembra tutto diverso. Francamente quando Luigi Di Maio ha detto che non vede il padre da mesi e che non ha un gran rapporto con lui, scaricandolo in 30 secondi, non mi sembra abbia dato una gran prova».
Parliamo del Pd, basta il congresso a risolvere i problemi?
«No, se qualcuno lo pensa si illude. È chiaro che serve un congresso vero, con un dibattito vero».
Chi sosterrà alle primarie?
«Non ho deciso. Ero convinta di sostenere Minniti ma poi si è ritirato».
Allora dica chi non voterà.
«Ecco di sicuro non voterò Zingaretti».
Gentiloni, invece, ha deciso di appoggiarlo.
«Una scelta che mi ha sorpreso perché Zingaretti si propone come elemento di discontinuità, criticando le scelte del governo di cui Gentiloni ha fatto parte. Inoltre Zingaretti apre molto ai 5 Stelle mentre Gentiloni ha sempre criticato i populisti».
Chi butta giù dalla torre tra Salvini e Di Maio?
«Di Maio si è buttato da solo».
Passa gran parte della settimana a Roma, un giudizio sulla Raggi?
«Ha buttato via una bella occasione, è arrivata con il vento in poppa. Ora è fin troppo facile fare la battuta che siamo passati dalla Città Eterna all'eterna spazzatura: io vado a correre sul lungotevere la mattina, e conosco a memoria l'immondizia che incontro sul tragitto perché è sempre la stessa. C'è poi il tema delle buche: abbiamo proposto anche un piano straordinario per la viabilità a Roma ma ce l'hanno bocciato. Diciamo che dopo due anni e mezzo non ha lasciato nessuna traccia».
In che senso?
«A parte Spelacchio, per cosa verrà ricordata? In una Capitale le buche e la spazzatura sono il minimo, ma lei non ha fatto niente neanche per il rilancio turistico, per la cultura e per invogliare i ragazzi a venire a Roma».
Quando il Pd ha cacciato Marino, lei fece un pensierino sul Campidoglio?
«No, ma me lo chiesero».
Perché ha rifiutato?
«Non mi preoccupava la sfida ma sono convinta che a Roma può fare il sindaco solo chi la conosce davvero. Non basta il fatto che io viva cinque giorni a settimana qui».
Come si recupera il divario tra Nord e Sud?
«Facendo l'opposto di quello che propone questo governo. Sono convinta che dobbiamo aiutare il Sud. Non bisogna far vivere il Sud di sussidi, come il reddito di cittadinanza, ma di investimenti. Altrimenti chi ha qualche chance va altrove e gli altri tirano a campare. Così si rischia solo di acuire la distanza tra Nord e Sud. Se non fai le grandi opere e le infrastrutture, penalizzi il Sud che ne ha bisogno».
La Capitale intanto è stata depauperata dai trasferimenti verso Milano.
«Colpa dei limiti dell'amministrazione comunale, che ad esempio ha bocciato le Olimpiadi, mentre quella milanese ha cavalcato l'Expo. Così Milano è diventata meta turistica come mai prima d'ora ed è ancora più interessante dal punto di vista finanziario, imprenditoriale ma anche cultuale».
Roma invece?
«Purtroppo ha perso delle sfide. Faccio l'esempio dei centri antiviolenza: se un Comune non si lancia in un bando per paura di sbagliarlo, sta ammettendo che il suo limite è la sua incapacità. Se non dai risposte a un imprenditore, lui va ad investire dove le risposte le ottiene».
Ultima domanda, alle Europee voterà ancora il Pd?
«Sì, certo».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Dicembre 2018, 05:01
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