Strage di Fidene, il gip sulla sparatoria: «Claudio Campiti ha pianificato a lungo gli omicidi»

Al termine dell'interrogatorio di Claudio Campiti, il killer di Fidene che ha ucciso 4 donne e ferito altre due persone, è stato confermato il fermo in carcere

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di Niccolò Dainelli

Il fermo ai danni di Claudio Campiti, il Killer di Roma che ha ucciso quattro donne a Fidene, è stato confermato al termine dell'interrogatorio. L'uomo di 57 anni, accusato anche del ferimento di altre due persone, è destinatario di un'ordinanza di custoria cautelare in carcere e il gip ha dichiarato: «Deve ritenersi che il gravissimo episodio dell'11 dicembre ha rappresentato il deliberato di una lunga pianificazione che aveva come presupposto un radicamento costante e persistente, per un apprezzabile lasso di tempo, del proposito omicida nella psiche del Campiti».

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Il movente

 

L'interrogatorio di convalida del fermo del Killer di Fidene è durato circa un'ora. Al termine dell'udienza il difensore di Claudio Campiti, l'avvocato Alessandro Poli, lasciando il carcere di Regina Coeli si è limitato a dire ai cronisti che la «situazione è grave». Nel corso dell'interrogatorio Campiti ha ammesso che il movente della strage è legato a  «rancore e risentimento» covati per anni verso il consorzio Valleverde. E in riferimento ai futili motivi, il gip scrive che «la spinta criminale del Campiti ha trovato impulso in un rancore e risentimento covati negli anni in ragione di un contenzioso con il consorzio, circostanza peraltro pienamente ammessa dall'indagato in sede di interrogatorio».

I tre zaini di Campiti

Sul luogo della sparatoria, poi, sono «stati rinvenuti tre zaini contenenti effetti personali dell'indagato Claudio Campiti che, come ammesso in sede di interrogatorio, sono stati dallo stesso portati via perché era certo che non sarebbe tornato a casa». Per il giudice, dunque, la circostanza dell'«aggravante della premeditazione appare incontestabile», alla luce del fatto che l'uomo «da tempo non partecipava più alle riunioni del Consorzio e quindi la sua presenza il giorno del fatto non può che essere letta nel senso che si sia portato sul posto al solo scopo di portare a compimento il proprio piano, tanto che, appena entrato nel dehor, si è diretto a destra al tavolo dove sedevano i componenti del consiglio di amministrazione».

Inoltre «proprio quella mattina, prima di recarsi all'assemblea, Campiti si è portato al poligono per munirsi dell'arma per compiere il delitto, acquistando anche 100 proiettili». Nel portafogli dell'indagato «era presente un foglio di carta manoscritto recante la scritta '11/12/2022 ore 9 spazio coperto antistante il bar 'Il posto giusto' Roma via Monte Giberto 19 incrocio via Serrapetrona, all'evidente scopo di avere necessario riferimento spazio/temporali per eseguire l'azione criminosa». 

«Comportamenti mafiosi»

Nell'ordinanza si legge, inoltre, che Campiti «ha ammesso le proprie responsabilità spiegando di essere esasperato dalle condotte 'mafiose' tenute da anni in suo danno dagli organi deliberanti del Consorzio, come descritto nel blog». Campiti dunque resta in carcere. Per il giudice «deve, quindi, essere condivisa la richiesta avanzata» dal pm Giovanni Musarò, coordinato nelle indagini dall'aggiunto Michele Prestipino, «essendo la misura indicata unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari e proporzionata all'estrema gravità dei fatti». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 20:54
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