Sparatoria Roma, simboli nazifascisti sul profilo Fb del killer. Scriveva: «Mi tengono al buio, si spara meglio»

Dei condomini scriveva: «Vogliono ricattarmi»

Sparatoria Roma, simboli nazifascisti sul profilo Fb del killer. Scriveva: «Mi tengono al buio, si spara meglio»

Simboli nazifascisti sul suo profilo Facebook, parole minacciose e violente sul suo blog. È inquietante l'identità social di Claudio Campiti, l'uomo fermato per la sparatoria a Fidene, Roma: sul suo profilo social si vedono in bella vista una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista 'Molti nemici molto onore', 'soldatini' con le fattezze di Hitler e Mussolini, e decine di foto di quelle che sembrano gite domenicali a Roma, a Villa Adriana di Tivoli tra gli altri.

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«I condomini vogliono ricattarmi»

«Se non paghi le rate consortili a vita ti fanno scrivere dal loro avvocato di fiducia che partecipa anche alle riunioni (...) Ti scrivono per avvertirti che hanno cominciato le pratiche per espropriarti della tua proprietà (...) Anche il tribunale ci guadagna con le proprietà messe all'asta. Ma se non rompi i coglioni come fa il CAMPITI e dici che sei un morto di fame e non hai soldi tranquillo ti segnano che hai un debito ma nessun procedimento giudiziario ti verrò fatto, a loro più dei tuoi soldi interessa la tua complicità ricattandoti! Già dicono: al CAMPITI la casa gliela leviamo», scriveva il 2 novembre 2021 sul suo blog.

L'uomo appare esasperato dalle regole interne del Consorzio, comprese quelle per uniformare i lavori edilizi: «Sembra un campo di concentramento». Campiti stila poi una lista dei «soggetti coinvolti», dal sindaco di Ascrea alla presidente del Consorzio definita «una strega sotto spoglie di brava nonnina»; c'è poi un uomo, M.F., tra i più bersagliati nel post: «si becca 50mila euro annui dal Consorzio per la manutenzione delle strade» e «utilizza il territorio del Consorzio come discarica» (nel blog ci sono molte foto di materiali edili nelle sterpaglie). «Quando un giorno portai i Carabinieri a visionare una delle sue discariche - racconta ancora - si presentò tutto incazzato accusandomi di atti vandalici all'interno del Consorzio (fatto da me denunciato). Dopo la mia denuncia ha dovuto formalizzare l'accusa in Procura dove mi ha accusato anche di aver rubato una madonnina e la Procura (...) ha mandato a perquisirmi casa.

Quando misi lo striscione con la scritta 'CONSORZIO RAUS' sul mio fabbricato si fermò tutto incazzato e disse: 'e mò stai esagerando'. Ancora pensava di avere incontrato uno dei tanti consorziati con il pannolino».

 

Una donna è definita «mastino napoletano nano». Campiti riferisce poi di essere stato oggetto di «atti intimidatori verso chi rompe i coglioni»: manomissione della cassetta elettrica («forse dopo l'acqua riusciranno a levarmi anche l'energia elettrica»), danneggiamento della cassetta delle lettere. «Per questo documento sono stato denunciato alla Procura per diffamazione - afferma ancora - Al presente non vedono più un euro da me e hanno già avviato la pratica per l'esproprio della mia proprietà! Spero di farmi questo processo visto che il reato di associazione a delinquere non viene perseguito (e ovviamente essere condannato a un paio di ergastoli dalla rea Procura viste le «persone» e le istituzioni che sto «diffamando») e OTTENERE QUESTA BELLA MEDAGLIA! Ma in carcere c'è l'acqua che qui mi negano?».

«Mi tengono al buio, si spara meglio»

«Benvenuti all'inferno, qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, sò tutti ladri», scriveva ancora il 2 novembre 2021. Il post è un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte «mafie» e passaggi inquietanti come «Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità». Nel post si fa riferimento più volte a minacce di «schioppettate» per chi non rispetta le regole del comprensorio che gli sarebbero state rivolte da personaggi - Campiti fa nomi e cognomi - riferibili al Consorzio. Il senso generale del post sembra essere una sorta di lungo atto d'accusa nei confronti della gestione del Valleverde, definito più volte una «associazione a delinquere» di cui fanno parte «i Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, insieme con Prefettura e Procura di Rieti che hanno legalizzato il pagamento del pizzo esigendo le quote consortili che tra parte ordinaria e straordinaria sono anche esose».


Ultimo aggiornamento: Domenica 11 Dicembre 2022, 21:47
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