Fabiana De Angelis, morta la quarta donna colpita da Campiti nella strage di Fidene

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La strage di Fidene a Roma conta un'altra vittima. Dopo la morte di Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano, le tre donne uccise nella sparatoria in via Monte Gilberto, anche una quarta donna non ce l'ha fatta. Per Fabiana De Angelis, una dei feriti, colpita dalla furia omicida di Claudio Campiti, nella mattina di domenica 11 dicembre, è stata dichiarata la morte cerebrale in ospedale. 

 

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La quarta vittima

Claudio Campiti, l'uomo originario di Ladispoli che domenica 11 dicembre ha sparato in zona Fidene davanti a un bar durante una riunione di condominio, ha ucciso un'altra donna. Oltre alle donne morte sul colpo, infatti, i feriti della sparatoria erano quattro. Ma Fabiana De Angelis, di 50 anni, non ce l'ha fatta: «è clinicamente morta» all'ospedale di Sant'Andrea dopo quattro giorni di agonia. La donna era stata operata e trasferita in rianimazione ma le sue condizioni erano subito apparse gravissime. «Gli accertamenti diagnostici effettuati in queste ore - ha fatto sapere la direzione sanitaria dell'ospedale - hanno evidenziato un quadro clinico irreversibile. È stata dichiarata la morte cerebrale». Le condizioni della donna, ricoverata subito dopo la sparatoria, nelle ultime ore si erano aggravate e nel tardo pomeriggio di mercoledì 13 dicembre è deceduta. Sale così a 4 il terribile bilancio della sparatoria avvenuta durante l'assemblea del consorzio Valleverde, una urbanizzazione nel Reatino, vicino al lago del turano, che si teneva a Roma perché la maggior parte dei proprietari risiede nella Capitale. 

 

Il caso del Reddito di cittadinanza

Il killer di Fidene non pagava da anni i debiti che aveva con il consorzio Valleverde di cui faceva parte, ma ha percepito il reddito di cittadinanza fino a settembre 2021. Mettendo da parte quelle entrate, probabilmente, Claudio Campiti, che aveva perso il lavoro, aveva racimolato una cifra attorno ai 6.300 euro in contanti che gli sarebbero serviti per la sua fuga all'estero dopo la sparatoria di domenica scorsa nel dehor del bar «Il posto giusto». La novità emerge alla vigilia della convalida del fermo nei suoi confronti, prevista per domani giovedì 14 dicembre, con contestuale interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il 57enne è accusato di tre omicidi, che diventeranno quattro, e tre tentati omicidi, aggravati dalla premeditazione e dai futili motivi. «Maledetti mi avete lasciato sei anni senz'acqua», ha urlato Campiti dopo essere stato disarmato. Ma di fatto i soldi per pagare le utenze ce li aveva, così come aveva la disponibilità economica per pagare l'abbonamento platinum al Tiro a segno nazionale di Roma (ora sotto sequestro), dove si è procurato la Glock 45 con cui ha sparato. La presidente del consorzio stesso, Bruna Marelli, ferita durante la sparatoria lo fa mettere nero su bianco ai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci: «L'ultima ingiunzione di pagamento nei suoi confronti era di 1.700 euro». Resta ancora sconosciuto il motivo per cui il Reddito gli sia stato tolto.

 

La ricostruzione degli omicidi

Sabina Sperandio, poi Nicoletta Golisano, queste le prime due vittime della sua furia omicida. Nelle fasi successive, poi, Claudio Campiti ha ucciso ancora, ed è toccato a Nicoletta Silenzi. La ricostruzione degli omicidi di Fidene, è contenuta nel decreto di fermo della procura di Roma per triplice omicidio e triplice tentato omicidio a carico del 57enne di Ascrea. L'uomo, alla guida della sua Ford Ka, domenica mattina alle 9:30 circa è arrivato in via Colle Giberto dove si stava svolgendo la riunione condominiale del consorzio Valleverde. Mezz'ora prima era stato nel poligono di tiro a Tor di Quinto dove era iscritto e «ha chiesto espressamente una Glock calibro 45 che aveva già operato in passato» al poligono di tiro, ma «non si è visto sulla linea di tiro». È una testimonianza riportata nel decreto. Infatti Campiti non aveva intenzione di sparare a bersagli di carta. E adesso si aggiunge Fabiana De Santis, la quarta vittima di una strage architettata da tempo. Domenica mattina con sé aveva un secondo caricatore e ben 170 proiettili. Il bilancio delle vittime, dunque, poteva essere persino peggiore se i condomini stessi, superato lo choc iniziale, non avessero reagito aggredendo l'uomo a loro volta, per disarmarlo. 

 

 

 


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