Caivano, le cuginette violentate trasferite in casa-famiglia. La mamma di una di loro chiede aiuto a Papa: «Non me le fanno vedere»

«Sono indirettamente vittima delle violenze fisiche fatte a mia figlia e al contempo oggi sono vittima di un sistema giudiziario»

Caivano, le cuginette violentate trasferite in casa-famiglia. La mamma di una di loro chiede aiuto a Papa: «Non me le fanno vedere»

di Redazione Web

La lettera a Papa Francesco scritta dalla mamma di una delle due cugine, di 12 e 10 anni, stuprate da un gruppo di adolescenti (di cui anche minori) all'interno del Parco Verde di Caivano, lo scorso luglio. Parole intrinseche di rabbia e dolore, per chiedere giustizia per l'accaduto, ma anche per quello che questa mamma è costretta a subire dopo i recenti fatti di cronaca.

Caivano, la mamma: Papa, aiutami

«Sono la mamma di una delle due bimbe coinvolte negli stupri di Caivano. Lei potrà immaginare quanto tutto quello che è successo sia stato devastante anche per me e per gli miei figli di cui mi hanno lasciato solo quello appena maggiorenne - si legge nella missiva diretta a Bergoglio -. Mia figlia si trova ora in una casa-famiglia da circa tre mesi, come anche gli due miei figli estranei all’orrore delle violenze. Il Tribunale dei minorenni, forse per il clamore mediatico che è seguito a questa orribile vicenda, ha però stabilito che anche gli altri miei due figli fossero collocati in una casa-famiglia. Ma non solo. È stato disposto il blocco totale dei contatti, sia fisici che telefonici, tra me ed i miei figli».

«Ho avuto un matrimonio sbagliato, subito le angherie e lo sfruttamento di mio marito nella consapevolezza che non potevo andare da nessuna parte con scarsa istruzione e senza un lavoro, senza neanche avere o sapere a chi poter chiedere aiuto. La disperazione non la si può spiegare a chi non l’ha provata. Vivere in un contesto sociale dal quale sai di non poter andare via e che non ti concede alternative è difficile da comprendere per chi non ne fa parte. Per dimenticare le pene nell’ultimo periodo mi ero rifugiata nell'alcol. Ma non avevo davvero nulla altro per poter sopportare il degrado del luogo e la grettezza delle persone. Anche le Istituzioni si sono girate dall'altra parte, come la chiesa del paese; mai una parola di conforto, mai un abbraccio, nessun aiuto nonostante le mie richieste.

Ora, solo grazie ai miei avvocati, sono riuscita a fuggire da Caivano, insieme al maggiore dei miei figli: ho fatto un percorso psicoterapeutico e medico che mi ha aiutato.

Sono tornata dalla mia famiglia e vivo con mio padre e mia madre a Napoli. Non bevo più e mi sono allontanata da quell’inferno».

«Sono vittima anche io»

«Sono indirettamente vittima delle violenze fisiche fatte a mia figlia e al contempo oggi sono vittima di un sistema giudiziario che, senza pensare anche i miei bisogni umani e di madre, mi impedisce finanche di telefonare ai miei bambini. Mi chiedo cosa ci sia di cristiano in questo forzoso allontanamento da loro. Anche una madre detenuta può vedere i propri figli, quanto imposto a me è disumano. Ed io non ho nemmeno avuto mai una denuncia - continua la donna -. I miei avvocati, Angelo Pisani ed Antonella Esposito, mi hanno difesa gratuitamente, hanno chiesto inutilmente a tutti di farmi almeno sentire in modalità protette i miei figli e mi stanno anche aiutando a scrivere in italiano questa lettera. Hanno presentato due istanze al Tribunale per i minorenni proprio per chiedere almeno la revoca di questo blocco totale. In che modo la telefonata o l'abbraccio di una mamma può fare un danno ad un figlio? Quanto devo pagare la mia sfortuna pur non avendo commesso, anche secondo la giustizia, alcun reato?»

«Io ho fede. E la profonda convinzione che anche quello che ci sembra ingiusto nella vita quotidiana ha un suo disegno perfetto in Dio. Ho imparato che le cose negative spesso poi nel tempo si rivelano positive. Ed in questo riconosco appunto la Divina Provvidenza. Ho imparato a pregare affidandomi alla Sua volontà e non chiedendo più qualcosa che credo sia buono per me. Ma ora non sono così forte. E vacillo. Desidero parlare e vedere i miei figli. Se qualcuno un giorno deciderà che ho colpe e che devo pagarle sono pronta. Ho già pagato vedendo la mia bambina violentata. Ma non voglio che paghino anche i miei figli. Perché non riesco ad immaginare che anche questo possa essere buono. Santo Padre mi aiuti. Mi affido alle sue mani ed alla Sua Volontà. Chiedo aiuto per tutelare il diritto agli affetti e all'amore che lega una madre ai figli indipendentemente dalla povertà e/o dalle difficoltà di vita».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Novembre 2023, 15:18
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