Leggi anche > Schianto choc dopo la discoteca: Giulia muore a 18 anni, il fidanzato è in coma
La storia di Franco Antonello e del primogenito Andrea, affetto da autismo, è una storia speciale che ha commosso e anche fatto sorridere l'Italia. I due, che hanno girato il mondo, pubblicato quattro libri e raccontato la loro vita in diverse trasmissioni televisive e radiofoniche, infatti hanno portato alla luce con serenità e allegria una condizione che spesso attanaglia le famiglie che vivono lo stesso problema, trovando subito largo consenso.
Papà Franco ha lasciato il suo lavoro e l’azienda in mano ai collaboratori e nel 2005 ha creato a Treviso la Fondazione "I bambini delle Fate" per sostenere il primogenito però senza mai trascurare il secondo che spesso è stato coinvolto nelle avventure comuni. «Prima le mie priorità erano il lavoro, il successo, le passioni, tutte cose che mio figlio non potrà avere.
Oggi guadagno la metà di prima e ho una sola priorità: Andrea», aveva detto Franco Antonello.
Papà Franco e Andrea hanno pubblicato quattro libri, raccontato la loro storia in tv (da "Le Iene" a "Le invasioni barbariche"), sui social e nel romanzo "Se ti abbraccio non avere paura" di Fulvio Ervas (24 ristampe in nove Paesi). Testo trasformato da Gabriele Salvatores nel film "Tutto il mio folle amore", presentato quest'anno alla Mostra del Cinema di Venezia e dal 24 ottobre scorso nelle sale.
Il drammatico incidente. La notte di Halloween la polizia ferma Alberto in macchina in provincia di Venezia con sei persone a bordo e una piccola dose di hashish in tasca. È neopatentato, gli ritirano la patente. Invece di tornare a casa usa il permesso provvisorio di guida per andare alla discoteca King's di Jesolo insieme alla fidanzata diciottenne Giulia Zandarin. Ballano fino all'alba e, sulla la strada del ritorno, si schiantano contro albero. Giulia muore, lui finisce in coma. Lo trovano positivo all'alcol con 0,76.
«Mio figlio non è un criminale», dice papà Franco, noto per il viaggio avventuroso con il primogenito autistico. «Adesso è Andrea che mi rincuora per la tragedia», racconta a La Repubblica. E ancora: «Come si può bollare come delinquente un ragazzo di 19 anni per una canna? Come si può dimenticare tutto ciò che di buono ha fatto fino a questo momento per un errore, per un colpo di sonno?».
Ultimo aggiornamento: Domenica 3 Novembre 2019, 13:53
© RIPRODUZIONE RISERVATA