Saman, dal giudice pakistano via libera all'estradizione del padre in Italia: è accusato di avere ucciso la figlia 18enne

Adesso si aspetta la decisione finale del ministro della Giustizia

Saman, dal giudice pakistano via libera all'estradizione del padre in Italia: è accusato di avere ucciso la figlia 18enne

Il magistrato giudicante della Corte distrettuale di Islamabad, nell'udienza che si è svolta questa mattina, ha espresso parere favorevole all'estradizione di Shabbar Abbas, il padre di Saman, la 18enne morta a Novellara e che secondo la Procura di Reggio Emilia è stata uccisa dal genitore e da altri quattro familiari tra il 30 aprile e il primo maggio 2021.  Il giudice ha respinto l'ulteriore istanza di rilascio su cauzione della difesa.

Si attende la decisione finale del ministro di giustizia

Ora Shabbar Abbas potrà impugnare il documento davanti all'Alta Corte di Islamabad. Si attende la decisione finale da parte del gabinetto del Ministro della giustizia pachistano sulla richiesta di estradizione dell'Italia. Quest'ultimo sarà il nodo cruciale per la consegna, non essendoci accordi bilaterali fra Italia e Pakistan. Il magistrato giudicante ha espresso parere favorevole all'estradizione (una trentina sono state le udienze dedicate al caso), rigettando l'ulteriore istanza di rilascio su cauzione avanzata dal legale del padre di Saman. Il magistrato ha disposto che Shabbar rimanga a disposizione delle autorità Italiane nel carcere di Adyala per il collegamento in videoconferenza con Reggio Emilia - dove il dibattimento riprenderà il 14 luglio - in attesa della decisione finale da parte del Gabinetto del Ministro sulla richiesta di estradizione formulata dall'Italia.

Shabbar Abbas è imputato nel processo in corso a Reggio Emilia per l'omicidio della figlia

Shabbar Abbas è imputato nel processo in corso a Reggio Emilia davanti alla corte d'Assise per l'omicidio della figlia, assieme alla moglie Nazia (ancora latitante), allo zio Danish Hasnain e ai due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Shabbar ha sempre negato il suo coinvolgimento nella morte della figlia.

In questa fase si stanno sentendo i testimoni di parte civile, poi toccherà a quelli delle difese.

«Il fratello di Saman voleva cambiare nome e cognome»

La scorsa settimana, in udienza, è stata ascoltata una assistente sociale che ha parlato dello stato d'animo del fratello di Saman, da poco maggiorenne, durante tutta la vicenda. «Il fratello di Saman voleva cambiare nome e cognome», ha detto. «Quando fu arrestato il padre Shabbar, disse che era giusto perché doveva rispondere di ciò che ha fatto - ha continuato in aula l'assistente sociale che segue il fratello da tre anni -. È ancora arrabbiato con lui, mentre ha parlato della madre come di una vittima di questa situazione».

La fuga con lo zio verso la Francia

Inoltre sulla fuga con lo zio Danish Hasnain verso la Francia, nei giorni successivi al delitto, quando venne fermato a Ventimiglia dalla polizia e portato poi, in quanto minorenne, in una struttura protetta «disse che seguì lo zio perché gli furono promessi festeggiamenti dopo il Ramadan», ha riferito l'assistente. Infine, la stessa ha parlato delle pressioni dei genitori al figlio: «In alcune telefonate gli avevano detto di tornare in Pakistan e di ritrattare su quanto detto agli inquirenti (aveva descritto il padre come un violento, ndr)».

La buca nel casolare: «Molto profonda»

Nell'ultima udienza è stato sentito anche un carabiniere dei Ris che ha parlato della buca nel casolare dove poi è stato rinvenuto, nello scorso novembre, il cadavere di Saman dicendo che «per scavare a quella profondità, servivano un lavoro fisico consistente e capacità tecniche», che porterebbe a confermare la tesi dell'accusa sul fatto che zio e due cugini essendo braccianti agricoli fossero in grado di scavare quella buca.


Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Luglio 2023, 19:06
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