Messina Denaro, chi è l'autista Luppino: incensurato, vendeva olive. L'ex pm Ayala: «Non credo che parlerà»

Ci sono ancora tanti misteri da chiarire nella vicenda del superboss della mafia arrestato due giorni fa dopo una latitanza lunga trent'anni

Messina Denaro, chi è l'autista Luppino: incensurato, vendeva olive. L'ex pm Ayala: «Non credo che parlerà»

Ci sono ancora tanti misteri da chiarire nella vicenda di Matteo Messina Denaro, il superboss della mafia arrestato due giorni fa dopo una latitanza lunga trent'anni. Ieri il suo covo, intestato ad Andrea Bonafede (geometra di cui il boss di Castelvetrano aveva rubato l'identità), è stato individuato e perquisito: all'interno un'agenda, con riflessioni sulla vita e sull'amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati tutti da interpretare.

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Messina Denaro, cosa c'era nel covo

Nell'appartamento di vicolo San Vito,a Campobello di Mazara, non sarebbero stati scoperti documenti esplosivi o carte compromettenti - cosa che spinge i pm a pensare che ci sia un altro covo in cui il boss teneva le cose riservate- ma l'agenda potrebbe dare spunti investigativi importanti. Come i tantissimi documenti sanitari- referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni - recuperati in uno scatolone.

Le cartelle mediche dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all'inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori. Uno, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, altri saranno presto sentiti. Come un oncologo di Trapani che lo aveva curato. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all'inizio.

Chi è l'autista Giovanni Luppino

Intanto si terrà tra oggi e domani l'interrogatorio di garanzia di Giovanni Luppino, 59 anni, l'uomo arrestato lunedì mattina insieme con il boss Messina Denaro. È stato proprio Luppino, commerciante di olive, agricoltore di mestiere, incensurato, ad accompagnare l'ex latitante in auto alla clinica Maddalena di Palermo.Luppino, che non è parente del boss omonimo, è un volto nuovo per gli inquirenti.

Luppino non era mai stato coinvolto in operazioni antimafia.

Da tempo si era dedicato al commercio delle olive del tipo «cultivar Nocellara del Belìce». Un comparto che genera milioni di euro tramite magazzini d'ammasso sul territorio di Campobello di Mazara e Castelvetrano. Luppino è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso. Adesso gli inquirenti stanno indagando su quali fossero i suoi rapporti col padrino arrestato lunedì.

 

L'ex pm Ayala: «Non credo che parlerà»

«Potrebbe parlare, io me lo auguro, ma non credo lo faccia. Ed è un vero peccato perché sono ancora tante le zone d'ombra che vanno chiarite. Non dimenticherò mai quello che mi disse Giovanni, nel giugno '89, all'indomani del fallito attentato alla sua villa all'Addaura. Ricordo le parole a memoria: 'Peppino qui non è solo roba di mafia. Menti raffinatissime e centri occulti di potere sono capaci di orientare le scelte di Cosa Nostra'». Lo afferma, in un'intervista a 'la Stampa', Giuseppe Ayala, ex magistrato, collega e amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pm di riferimento del pool antimafia di Palermo.

Sull'ipotesi che nei 30 anni di latitanza Messina Denaro abbia avuto legami con la politica o i Servizi segreti deviati, Ayala osserva: «A me non risulta, ma mi meraviglierei se non ne avesse avuti. Per quanto concerne la collusione tra mafia e pezzi della politica si tratta di un dato acclarato. Come risulta anche nella sentenza del maxi processo, nella provincia di Palermo Cosa Nostra gestiva 180mila voti. Orientandoli era quindi in grado di far eleggere certi candidati rispetto ad altri». Secondo Ayala l'ergastolo ostativo per i mafiosi non va «assolutamente» abolito: «Magari può essere migliorato con qualche spiraglio ma per i mafiosi deve vigere il principio 'fine pena maì. Anche perché il mafioso, a meno che non si penta, rimane tale anche una volta in carcere. Si può essere Re della mafia anche dietro le sbarre e quindi la pena deve essere conseguente».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Gennaio 2023, 10:42
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