Legge sul fine vita bocciata in Veneto, Zaia: «Il suicidio assistito c'è già». Salvini: «Anche io avrei votato no»

Il testo di iniziativa popolare ha spaccato la maggioranza di centrodestra

Legge sul fine vita bocciata in Veneto, Zaia: «Il suicidio assistito c'è già». Salvini: «Anche io avrei votato no»

di Redazione web

«La mia posizione è assolutamente chiara: la vita va tutelata dalla culla alla fine, bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi. Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch'io in quel senso lì». Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ad Agorà, circa la bocciatura della legge sul fine vita in Veneto. «La Lega non è una caserma, c'è libertà di pensiero. Per me è bene che sia finita così», ha concluso Salvini.

La spaccatura nella maggioranza


La legge sul suicidio medicalmente assistito per i malati terminali è stata votata martedì provocando una spaccatura nella maggioranza di centrodestra guidata da Luca Zaia. La conta dei voti è finita 25 a 25, ma è come se avessero 'vinto' i contrari alla norma sul fine vita, portata in Consiglio dall'associazione 'Coscioni' con 9mila firme. Perché Fratelli d'Italia e Forza Italia, grazie anche ad una defezione nel Pd, hanno fatto valere il loro veto sulla legge "di civiltà" per la quale si era speso in prima persona il governatore Zaia, annunciando il proprio sì, ma lasciando libertà di coscienza ai suoi, un plotone di 30 consiglieri, tra Lega di Salvini e Lista del presidente. Derminanti sono state le 3 astensioni, due della Lista Zaia, ed una del Pd, la consigliera Anna Maria Bigon. La loro partecipazione alle operazioni di voto ha portato però a 26 la quota necessaria per il passaggio con maggioranza assoluta dei presenti, che non è stata raggiunta.

La legge bocciata

Il Veneto, in caso fosse passata la legge, sarebbe stata la prima Regione a dotarsi di una normativa in materia.

La novità più rilevante - con la legge che ora torna in commissione - era quella di imporre un termine massimo di 27 giorni alle Asl nel dare una risposta ai malati con patologie irreversibilii che chiedono alla sanità pubblica di accedere al trattamento per la morte volontaria. Una possibilità, tuttavia, che resta intatta, perché stabilita da una sentenza della Consulta del 2019, intervenuta proprio su un vuoto legislativo. 

Zaia: «Ipocrita non volere una legge»

«Tutte le posizioni sono rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita», spiega il governatore del Veneto Luca Zaia in un'intervista al Corriere della Sera. Qualcuno secondo il governatore «ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così - prosegue - Questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Puntava a regolare modalità e tempi. Dovevamo votare su un tema etico, non politico. Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario». In Veneto «è uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l'intero Paese. Anche se in cuor loro, credo, i cittadini sarebbero favorevoli ad avere una legge che regola i comportamenti che si possono tenere in situazioni così delicate anche dal punto di vista etico», precisa. Il governatore del Veneto ce l'ha con «chi nega l'evidenza, con gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c'è già, ma respingono la necessità di adottare una legge per regolamentarlo - conclude - C'era l'occasione e non è stata sfruttata».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Gennaio 2024, 11:08
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