La famiglia di Ana, uccisa dall'amante: «Basta insulti, ora parliamo noi»

La famiglia di Ana, uccisa dall'amante: «Basta insulti, ora parliamo noi»
«In quattro giorni abbiamo letto di tutto, ogni genere di insulto possibile ed immaginabile. Adesso basta. Adesso parliamo noi. Ana era una ragazza come tantissime altre. Libera di fare ciò che voleva della propria vita». È lo sfogo, sui social, di Monica Di Piazza, cugina di Ana Di Piazza, la trentenne in attesa di un bambino uccisa sabato dall'amante a Partinico (Palermo). L'assassino reo confesso Antonino Borgia, 51 anni, ha detto di averla uccisa dopo una lite, a colpi di bastone e coltellate.

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«Fino ad oggi la famiglia Di Piazza ha mantenuto un silenzio rispettoso nei confronti di questa immensa tragedia», dice la cugina. «Abbiamo evitato di rilasciare dichiarazioni, di parlare dell'accaduto e di aggiungere, delle parole, che a mio parere sarebbero state semplicemente futili di fronte ad un abominio di questo genere. Adesso però siamo stanchi».

«Si è parlato di femminicidio, sono state fatte manifestazioni ma a cosa servono ogni anno queste pagliacciate, si passatemi il termine, perché sono solo tali, delle grandissime pagliacciate», aggiunge. «A cosa servono quando sono le stesse donne a commettere femminicidio? - denuncia - A cosa serve quando donne come questa qui sotto, dicono determinate cose? Una delle tantissime aggiungerei, purtroppo. Il femminicidio non è solo un uomo che uccide una donna. Il femminicidio è anche questo. C'è un immenso dolore che avvolge tutta questa situazione».



«Ma la cosa più grave è che ormai lei gli occhi non li riaprirà domani mattina convinta che fosse solo un brutto sogno, il bambino che portava in grembo non nascerà mai e il piccolo che ha già 11 anni crescerà senza la madre». E conclude: «Evitate le battutine squallide, 'ma lei però', o la peggior frase che si possa dire 'sì però lei si è cercata questa fine'. Abbiate rispetto. State zitti».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Novembre 2019, 22:29
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