Campania in zona rossa, Veneto e Friuli in arancione, la Lombardia resta in arancione scuro. L'Iss: «Rt a 1,06, rischio alto in sei regioni»

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Covid, il ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di regia, ha firmato le nuove ordinanze. La Campania passa in zona rossa da lunedì 8 marzo. Passano in area arancione le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto. Lombardia resta in arancione scuro. Lazio e Liguria restano in giallo. In arancione scuro anche il Piemonte, con almeno venti distretti che rafforzano le misure anti-covdi, tranne la città di Torino.

 Dopo i dati del monitoraggio settimanale di Iss e Ministero della Salute sulla pandemia di coronavirus, l'orientamento della cabina di regia è stato chiaro.

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Discorso diverso sulla Lombardia, che da oggi è in zona arancione scuro (per decisione del governatore Fontana): in cabina di regia si era discusso su un eventuale passaggio in zona rossa, ma per ora resta in arancione scuro, ha comunicato lo stesso Fontana. «La Lombardia secondo la valutazione settimanale della Cabina di Regia di Istituto Superiore di Sanità e Ministero della salute, dedicata al monitoraggio del rischio sanitario, ha parametri da zona arancione» ma con la raccomandazione «di adottare il massimo livello di mitigazione. Un'iniziativa da me già adottata ieri con la decisione di rafforzare la zona arancione, inserendo oltre alla chiusura delle scuole anche altre restrizioni, come le visite a parenti amici e lo spostamento verso le seconde case e le situazioni che generano rischi di assembramento», ha fatto sapere il presidente della Regione. 

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Le regioni in zona rossa

Con l'ingresso della Campania sono tre le regioni in zona rossa. Le altre due sono Molise e Basilicata. Prima ancora che Speranza firmasse l'ordinanza era stato il governatore De Luca, nel pomeriggio, ad annunciare il passaggio della Campania in rosso: «Siamo ormai in zona rossa perché il livello di contagio non si può più reggere. È evidente che bisogna prendere misure eccezionali. Come è del tutto evidente siamo arrivati alla terza ondata in tutta Italia, per la Campania, da oltre una settimana registriamo sui 2.500 nuovi postivi al giorno che significa che dovremo fare il tracciamento dei contatti per almeno 25mila persone è evidente che in queste condizioni diventa impossibile», ha aggiunto.

Le regioni in zona arancione

Friuli Venezia Giulia e Veneto sono le uniche due regioni a passare dal giallo all'arancione. La zona arancione riguarda la maggior parte delle regioni e province autonome italiane. Oltre all'Emilia resta in arancio anche l'Abruzzo che rischiava di finire in zona rossa. Stesso discorso per la Lombardia che però da mezzanotte è in arancione scuro. Arancione rafforzato anche per metà del Piemonte. Zona arancione in Marche, province autonome di Bolzano e Trento, Toscana e Umbria.

«La Lombardia secondo la valutazione settimanale della Cabina di Regia di Istituto Superiore di Sanità e Ministero della salute, dedicata al monitoraggio del rischio sanitario, ha parametri da zona arancione» ma con la raccomandazione «di adottare il massimo livello di mitigazione. Un'iniziativa da me già adottata ieri con la decisione di rafforzare la zona arancione, inserendo oltre alla chiusura delle scuole anche altre restrizioni, come le visite a parenti amici e lo spostamento verso le seconde case e le situazioni che generano rischi di assembramento», ha detto il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana.

Piemonte, arancione rafforzato in 20 distretti

La Regione Piemonte resta in arancione ma attua l'ultimo Dpcm in materia di Coronavirus «rafforzando l'arancione con le misure previste per la scuola», ovvero didattica a distanza anche per materne ed elementari, «in 20 distretti su 38». Lo ha annunciato il governatore Alberto Cirio. «Sono misure dolorose, che vorremmo evitare - aggiunge - per questo stiamo facendo un lavoro certosino, applicando i parametri del Dpcm distretto per distretto». Gli uffici regionali sono al lavoro per ultimare l'elenco con l'indicazione di tutti i comuni e delle relative disposizioni.

Torino, Dad dalla II media. «A minuti dovrebbe uscire l'ordinanza del presidente Cirio sulle scuole, che per Torino dovrebbe confermare la Dad dalla seconda media in su, restando in presenza le elementari e la prima media», ha detto la sindaca Chiara Appendino. Il capoluogo piemontese non dovrebbe dunque rientrare tra le 20 aree arancioni rafforzate.

Emilia Romagna, perché non è zona rossa

L'Emilia-Romagna non diventa zona rossa: resta in arancione. La decisione sarebbe dovuta anche alle differenze che ci sono fra i vari territori della provincia: per Bologna e Modena, le due zone maggiormente sotto pressione, è già infatti stata istituita la zona rossa, mentre Rimini, Ravenna, Cesena e Reggio Emilia sono in 'arancione scuro'. Non si esclude, peraltro, che nei prossimi giorni vengano presi in considerazione ulteriori, localizzati, inasprimenti delle restrizioni.

La Calabria chiude le scuole

Scuole chiuse in Calabria a partire da lunedì e per due settimane. È la decisione del presidente della Regione Nino Spirlì che stamani, nel corso della riunione dell'Unità di crisi per il Covid-19, ha sottolineato la necessità di sospendere la didattica in presenza in tutte le scuole di ordine e grado e nelle università. La disposizione verrà ratificata da una specifica ordinanza, che sarà in vigore da lunedì e per due settimane. La didattica in presenza sarà consentita solo nei casi di handicap gravi degli studenti e per un numero limitato di ore. Spirlì ha sollecitato un intervento deciso per arginare le varianti. 

Abruzzo, scuole e parrucchieri aperti anche in zona rossa

In Abruzzo scuole materne e dell'infanzia e barbieri, parrucchieri e centri estetici continueranno ad essere aperti anche nelle zone cosiddette rosse locali istituite dalla Regione. Il presidente, Marco Marsilio, sta infatti per firmare una nuova ordinanza che proroga le maggiori restrizioni per determinate aree, ma le misure e i divieti verranno elencati nel provvedimento e non si farà più riferimento alle norme contenute nei Dpcm. Di fatto le maggiori restrizioni rappresentano un inasprimento delle misure previste per la zona arancione, in cui si trova l'Abruzzo. La zona con maggiori restrizioni non sarà più definita rossa.

Peggiora il livello di rischio in 6 regioni

Si conferma per la quinta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio. Sei Regioni (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia e Marche) hanno un livello di rischio alto. Sono 14 (contro le 10 della settimana precedente) le Regioni e province autonome con una classificazione di rischio moderato (di cui nove ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una (Sardegna) con rischio basso (contro le sei della settimana precedente).

Tutte le Regioni e province autonome, tranne due (Sardegna e Umbria), hanno riportato allerte di resilienza, ovvero fattori di allerta.

Due Regioni (Campania e Lombardia) riportano molteplici allerte di resilienza.

La soglia di incidenza pari a 250 casi/settimana per 100.000 abitanti, che impone il massimo livello di mitigazione possibile, è stata superata questa settimana in cinque Regioni e province autonome: Provincia Autonoma di Trento (385,02 per 100.000 abitanti), Provincia Autonoma di Bolzano (376,99 per 100.000 abitanti), Emilia-Romagna (342,08 per 100.000 abitanti), Marche (265,16 per 100.000 abitanti) e Lombardia (254,44 per 100.000 abitanti). 

In presenza di varianti che possono parzialmente ridurre l'efficacia dei vaccini attualmente disponibili, le Regioni e province autonome sono invitate ad adottare, indipendentemente dai valori di incidenza, il livello di mitigazione massimo a scopo di contenimento, si legge nella bozza del monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità e ministero della Salute.

I contagi stanno pericolosamente risalendo in Italia. L'indice Rt medio nazionale ha raggiunto quota 1,06. L'Rt medio, calcolato tra il 10 e il 23 febbraio, sui casi sintomatici va sopra uno per la prima volta in sette settimane. È questo il dato all'esame della cabina di regia che sta effettuando il consueto monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute che sarà presentato nel pomeriggio. Il dato della diffusione del Covid è preoccupante perché l'indice Rt arrivato a 1,06 la scorsa settimana era a 0,99. 

Brusaferro (Iss): nuova crescita dei casi

«La curva segnala una ricrescita dei casi in Italia, ma la ricrescita non è solo in Italia. Nelle ultima settimane c'è un dato di crescita in Italia e anche l'incidenza sta salendo», ha detto il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.

Il monitoraggio Iss: Rt a 1,06

La pandemia di Covid peggiora in Italia e l'Rt supera quota 1: ora è a 1,06. È il dato all'esame della cabina di Regia che sta analizzando i dati del monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute che sarà presentato nel pomeriggio, secondo quanto appreso dall'ANSA. La scorsa settimana il valore era a 0,99. È la prima volta che l'Rt torna sopra uno dopo quasi due mesi.

Nel periodo 10 - 23 febbraio l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,06 con un range 0,98- 1,20, in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra uno per la prima volta in sette settimane. Forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: 41.833 contro i 31.378 della settimana precedente. Scende la percentuale dei casi rilevati attraverso il tracciamento dei contatti (28,8% rispetto al 29,4%). Scende anche, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (35,2% vs 36,1% la settimana precedente).

Incidenza sfiora i 200, ospedali sotto stress

«Netta accelerazione dell'epidemia» con una incidenza nazionale che sfiora i 200 (194,87 per 100.000 abitanti) con una previsione di ulteriore peggioramento: nei prossimi giorni potrebbe raggiungere quota 250, emerge dall'ultimo report sull'andamento dell'epidemia relativo al periodo 22-28 febbraio. L'incidenza nazionale nella settimana di monitoraggio, quindi, si allontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti e anzi si avvicina alla soglia di 250 casi per 100mila abitanti.

Ospedali sempre più sotto stress. Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento (26% contro il 24% della scorsa settimana). Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in risalita da 2.146 della settimana scorsa a 2.327 (il dato è riferito al 2 marzo). Aumenta anche il numero di persone ricoverate in aree mediche, passando da 18.295 (23/02/2021) a 19.570 (02/03/2021).

Dieci regioni hanno Rt superiore a 1

Dieci Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui una (Molise) ha un Rt con il limite inferiore superiore a 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Delle altre nove, sei hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2.  Si conferma per la quinta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio. Sei Regioni (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia e Marche) hanno un livello di rischio alto. Sono 14 (contro le 10 della settimana precedente) le Regioni/PPAA con una classificazione di rischio moderato (di cui nove ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una (Sardegna) con rischio basso (contro le sei della settimana precedente).

La soglia di incidenza pari a 250 casi/settimana per 100.000 abitanti, che impone il massimo livello di mitigazione possibile, è stata superata questa settimana in cinque Regioni/PPAA: Provincia Autonoma di Trento (385,02 per 100.000 abitanti), Provincia Autonoma di Bolzano (376,99 per 100.000 abitanti), Emilia-Romagna (342,08 per 100.000 abitanti), Marche (265,16 per 100.000 abitanti) e Lombardia (254,44 per 100.000 abitanti).

Istat: tra marzo e dicembre 2020 i morti in più sono stati 108mila

Tra marzo e dicembre 2020 si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso), volendo stimare l'impatto dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso). 

A partire dalla metà di ottobre 2020 «diventano via via più evidenti gli effetti della seconda ondata dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità totale». Considerando i decessi per il complesso delle cause, durante il periodo ottobre-dicembre 2020 si sono contati 213 mila morti, 52 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo di ciascuno degli anni a partire dal 2015 al 2019. Questi i dati del 5/o rapporto Iss-Istat sull'analisi della mortalità 2020 per il complesso dei decessi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19 deceduti. 

Il contributo più rilevante all'eccesso dei decessi 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, è dovuto all'incremento delle morti della popolazione dagli 80 anni in su che spiega il 76,3% dell'eccesso di mortalità complessivo; in totale sono decedute 486.255 persone dagli 80 anni in su (76.708 in più rispetto al quinquennio precedente). L'incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni in termini assoluti rispetto al dato medio 2015-2019, è di oltre 20 mila decessi (totale di 184.708 morti nel 2020). 


Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Marzo 2021, 09:43
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