L'Italia digitale post-lockdown: boom di device tecnologici e accesso a internet, ma la differenza di reddito incide profondamente

L'Italia digitale post-lockdown: boom di device tecnologici e accesso a internet, ma la differenza di reddito incide profondamente

di Nico Riva

Gli italiani post-lockdown hanno cambiato abitudini e imparato un nuovo vocabolario con termini come smart working ed e-learning, prima sconosciute ai più. Questo e non solo emerge dal terzo rapporto Auditel-Censis, con risvolti inaspettati e imprevisti. 

Leggi anche > Smart Working, le dieci regole d'oro per la videocall perfetta: cosa fare e non fare

La pandemia del Covid ha investito ogni ambito della vita quotidiana delle persone, operando enormi trasformazioni sul lavoro, lo studio e il tempo libero. Il Censis ha analizzato gli effetti del lockdown sugli italiani, evidenziando quanto i device tecnologici presenti nelle nostre case abbiano avuto un'importanza da non sottovalutare in questi mesi. 

Dallo smart working alla didattica a distanza, passando per i nostri momenti di svago, computer, tv, tablet e smartphone hanno giocato un ruolo cruciale, assumendo una nuova importanza nelle nostre vite. «L’epidemia sanitaria ha obbligato gli italiani a cimentarsi nella più grande sperimentazione di massa dell’utilizzo delle nuove tecnologie nella vita quotidiana», sentenzia il rapporto del Censis. La forzata reclusione tra marzo e maggio ha quindi cambiato anche il nostro modo di fruire di questi strumenti. I media, sia quelli tradizionali che nuovi, si sono di conseguenza adattati alle nuove esigenze dei cittadini, cambiando i palinsesti e mescolando cronaca e video, audio e serie tv, dando vita a nuovi ibridi mediatici. L'uso dello streaming è schizzato alle stelle. 

Così, il Censis si è chiesto che Italia è quella post-lockdown, che ha vissuto una grande accelerata nel processo di modernizzazione. Il report Auditel relativo al 2019 analizza le caratteristiche socio-economiche dei nuclei famigliari, le dotazioni tecnologiche delle case degli italiani e gli utilizzi individuali di tecnologie, con alcune anticipazioni dei dati al 2020 basate su di un campione di 4.870 famiglie nei mesi successivi al lockdown. 

Anche sulla base della tecnologia si evidenzia una grande distanza sociale fra le famiglie italiane. «Su un totale di 24 milioni e 285.000 famiglie, 3 milioni e 587.000 hanno un livello socioeconomico e una capacità di spesa bassi. Sul fronte opposto 2 milioni e 317.000 nuclei hanno un livello socioeconomico alto», si legge nella rilevazione di base Auditel 2019. 

Nel 2019 l’85,9% delle case italiane aveva il collegamento ad internet, ma la differenza netta è tra il 98,1% nelle famiglie di livello socio-economico elevato e il 59,5% in quelle di livello socio-economico basso.

Tre milioni e mezzo di famiglie non dispongono di collegamento ad internet, di cui 300.000 fra quelle in cui c’è almeno un occupato o uno studente

Quasi 6 milioni le famiglie che si collegano al web solo con smartphone. Nel 76,9% delle famiglie di livello socioeconomico basso non è presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet (contro il 10,2% di quelle di livello socio-economico alto).

Nel 2019 si sono registrati nelle case degli italiani 112 milioni e 400.000 schermi da cui è possibile seguire programmi/contenuti televisivi tradizionali o in streaming, 600.000 in più rispetto al 2018. Gli smartphone primi in classifica: 44 milioni e 700.000 apparecchi, +2,4% rispetto al 2018. Medaglia d'argento per le TV: 42 milioni e 700.000, (+ 1,1%) come effetto del boom delle smart tv, che ormai sono oltre 10 milioni. Se alle smart tv si aggiungono i dispositivi esterni che permettono di collegarsi ad internet, si arriva ad un totale di 10 milioni e 400.000 apparecchi collegati al web (+61,0% rispetto al 2018) e ad oltre 8 milioni e 300.000 famiglie collegate.

Il lockdown ha costretto la maggioranza degli italiani a ripensare la propria vita e ad adattarla ad un mondo sempre più digitale. Così, il 54,3% degli italiani (32 milioni e 800.000) hanno svolto almeno un’attività on line durante il lockdown, e per 8 milioni e 200.000 famiglie (24 milioni e 300.000 di persone) era la prima volta.

Il 31,7% delle famiglie italiane ha fatto acquisti di prodotti non alimentari su internet, il 20,8% ha svolto attività di studio a distanza (per il 15,2% era la prima volta), e il 17,5% ha lavorato in smart working (l’11,3% la prima volta). In pochi mesi le famiglie che possiedono un collegamento ad internet sono salite dall’85,9% all’88,4% del luglio 2020. Sono aumentati gli italiani che si collegano alla rete (47 milioni e 200.000, pari all’80,6% della popolazione con più di quattro anni), la frequenza dei collegamenti (42 milioni e 200.000 italiani, il 72,1%, si connettono tutti i giorni). 


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Ottobre 2020, 20:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA