Alex Zanardi, parla il camionista: «Sembrava un pallone, la sua immagine mi tormenta. Sono distrutto»
di Simone Pierini
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«L'ho visto dallo specchietto - racconta commosso l'uomo a Ronny Mengo nell'intervista -. Cosa ho visto? Sembrava un pallone, un pallone che rimbalzava addosso e che schizzava da un'altra parte. Ho sempre questa immagine che mi tormenta e non ce la faccio, non ce la faccio a dimenticare perché mi dispiace».
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Un dolore che non riesce ancora a metabolizzare. «Mi sta distruggendo, mi sta distruggendo - aggiunge il camionista - E spero di superarla per il lavoro, per la mia famiglia, per i bambini che hanno accusato, perché non si rendono conto magari, o se se ne rendono conto fanno finta di niente».
«Io sono sceso - ripercorrendo i minuti successivi all'impatto - però c'era già tanta gente che era lì intorno. Era inutile che andassi io a non fare niente, ero lì, la gente urlava. Non sapendo chi fosse, non sapendo chi fosse la donna, ho sentito le urla e mi sono spaventato, non sapevo più quello che fare. Mi spiace per la famiglia - conclude - per la moglie, per il figlio, anche se sembra che non sia colpa mia, perà c'ero io lì e non riesco a farmene una ragione o a dire "non è colpa mia", ma è venuto addosso a me».
Il camionista ha parlato anche al giornale radio Rai, ribadendo il concetto. «Va male perché la situazione è brutta, non essendo colpa mia, io quando ho visto che lui sbandava mi sono buttato tutto a destra, ma lui mi è venuto addosso ed è scivolato verso il camion». Ha detto al giornale l'autista. «Sono mortificato ma mi è spuntato davanti in una frazione di secondo». «Quando ho visto questo gruppo di biciclette ho visto uno che, non sapendo chi fosse, ha cominciato a sbandare mi sono buttato sulla destra però è stata una frazione di secondo e mi ha colpito. Penso di aver fatto il possibile. Penso tutte le notti a quel momento mi dispiace e gli sono vicino non so come finirà ma sono a terra», ha aggiunto.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 22 Giugno 2020, 08:26
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