MEDIO ORIENTE

Israele: pause umanitarie di quattro ore a Gaza. Jihad islamica pubblica un video con due ostaggi. Proteste a casa di Netanyahu, tentativo di irruzione

Ipotesi di una pausa in cambio di 12-15 rapiti (di cui sei americani). Bibi prova a tenere duro: «Ok ma solo se li rilasciano tutti»

Decine di persone cercano di entrare a casa di Netanyahu

Decine di persone, tra cui i familiari degli ostaggi, stanno protestando davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da alcune settimane il primo ministro Benyamin Netanyahu. Lo riferisce Haaretz indicando che i manifestanti stanno abbattendo le barriere erette dalla polizia e si stanno avvicinando all'ingresso.

Israele, intercettato missile terra-terra dal Mar Rosso

Il sistema di difesa aerea di Israele ha intercettato a largo del Mar Rosso un missile terra-terra diretto verso la città di Eilat, dove prima erano risuonate le sirene di allarme. Lo ha detto il portavoce militare Danil Hagari secondo cui il missile non è entrato in territorio israeliano. Nelle settimane scorse i ribelli Houthi, alleati dell'Iran, hanno rivendicato di aver lanciato missili contro Israele dallo Yemen.

Hamas: su ostaggi trattative in corso ma nessun accordo

Esponenti di Hamas hanno detto che colloqui per la liberazione degli ostaggi sono in corso ma che finora non è stato raggiunto alcun accordo con Israele. Lo ha riferito Haaretz.

Jihad Islamica: "Siamo disposti a rilasciare due ostaggi israeliani"

Il braccio armato della Jihad Islamica palestinese, le Brigate al-Quds, ha annunciato la disponibilità a rilasciare due ostaggi israeliani per motivi umanitari e medici. Lo ha riferito il Jerusalem Post, citando il portavoce delle Brigate al-Quds. Gli ostaggi in questioni sono un'anziana, Hana Kester, e un giovane di nome Yigil Yaakov. I due saranno rilasciati nel caso in cui «saranno soddisfatte le condizioni adeguate sul terreno e in termini di sicurezza», ha aggiunto la fazione armata.

«Israele consentirà pausa umanitarie di quattro ore a nord di Gaza»

«Israele consentirà pausa umanitarie di quattro ore a nord di Gaza». Lo ha annunciato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa.

Guterres: "Per i civili a Gaza un incubo umanitario senza fine"

«I civili a Gaza, compresi bambini e donne, affrontano un incubo umanitario senza fine. Alcuni aiuti stanno cominciando ad arrivare ma è una goccia nell'oceano, i bisogni sono enormi. Dobbiamo intervenire». Lo ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres in un videomessaggio alla conferenza umanitaria a Parigi. «Possiamo aiutare i civili a Gaza a vedere finalmente un barlume di speranza, un segno di solidarietà, adesso è il momento di azioni concrete», ha aggiunto, ribadendo la richiesta di «un cessate il fuoco umanitario immediato».

Irruzione esercito israeliano in quartier generale Hamas

L'esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza City, vicino l'ospedale Shifa. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono stati «uccisi 50 terroristi». L'operazione nel quartiere generale, «cuore delle attività di intelligence e operative di Hamas», è avvenuta con il supporto dell'aviazione e delle forze speciali. In quel quartiere generale - ha proseguito il portavoce - sono stati ideati e preparati gli operativi di Hamas per l'attacco omicida del 7 ottobre«.

Capi Cia e Mossad in Qatar: si tratta per rilascio ostaggi

I capo della Cia, Bill Burns, e quello del Mossad, David Barnea, sono a Doha per portare avanti i negoziati mirati a una tregua che permetta la liberazione di alcuni ostaggi nelle mani di Hamas. In Qatar è atteso anche l'ex leader degli 007 libanesi, Abbas Ibrahim.

L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk: "Sia Hamas sia Israele hanno commesso crimini di guerra"

 L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha affermato che sia Hamas che Israele hanno commesso crimini di guerra da quando è scoppiato il conflitto il mese scorso. «Le atrocità perpetrate dai gruppi armati palestinesi il 7 ottobre sono state terribili, brutali e scioccanti: sono stati crimini di guerra, così come lo è la continua detenzione di ostaggi», ha affermato Türk citato dai media internazionali. «Anche la punizione collettiva da parte di Israele dei civili palestinesi costituisce un crimine di guerra, così come l'evacuazione forzata illegale dei civili», ha aggiunto l'alto commissario Onu.Türk si è espresso così ieri dopo aver visitato il valico di Rafah, che ha definito come una simbolica ancora di salvezza per i 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza. «L'ancora di salvezza è stata ingiustamente, scandalosamente debole», ha detto chiedendo che vengano consegnati più aiuti umanitari all'enclave palestinese. L'alto commissario Onu ha inoltre esortato entrambe le parti ad accettare un cessate il fuoco sulla base di tre imperativi in materia di diritti umani: la fornitura di aiuti a Gaza, il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e l'attuazione di «una fine duratura dell'occupazione basata sui diritti dei palestinesi e degli israeliani all'autodeterminazione e ai loro legittimi interessi di sicurezza». Israele ha commentato le accuse di crimini di guerra affermando che «gli attacchi delle Forze di difesa israeliane contro obiettivi militari sono soggetti alle pertinenti disposizioni del diritto internazionale, inclusa l'adozione di precauzioni fattibili e la valutazione che il danno accidentale ai non militari  sia eccessivo rispetto al vantaggio militare atteso dall'attacco».

Iran: "Hamas ha inflitto una dura e irreparabile sconfitta a Israele"

L'attacco di Hamas contro Israele «ha inflitto una dura e irreparabile sconfitta contro il regime sionista».

Lo ha affermato il comandante delle Guardie della Rivoluzione iraniana, il maggior generale Hossein Salami, come riporta Irna. Israele non sarà più in grado di ristabilire la sua forza e Gaza uscirà vincitrice dalla guerra, ha aggiunto Salami.

Cisgiordania: "L'esercito israeliano ha ucciso 8 miliziani palestinesi"

È salito ad otto il numero dei miliziani palestinesi uccisi oggi a Jenin, in Cisgiordania, nel corso di una giornata di scontri con reparti dell'esercito israeliano. Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Maan secondo cui ci sono anche numerosi feriti. L'agenzia QudsNews aggiunge su X che nei villaggi della zona sono stati lanciati appelli alla popolazione di confluire verso Jenin «per rompere l'assedio dell'esercito israeliano». Manifestazioni di protesta contro l'operazione a Jenin e contro la guerra a Gaza sono state indette a Nablus, nella Cisgiordania settentrionale.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: «Iran ed Hezbollah devono rimanere fuori da questo conflitto»

«La guerra a Gaza non deve diventare un grande conflitto» regionale, «Iran ed Hezbollah devono rimanere fuori da questo scontro»: lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una dichiarazione fatta ai giornalisti a Berlino assieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Cinque palestinesi uccisi in Cisgiordania

Cinque miliziani palestinesi sono rimasti uccisi oggi a Jenin (Cisgiordania settetrionale) nel corso di una vasta operazione, ancora in corso, condotta dall'esercito israeliano. Lo riferiscono fonti palestinesi ed israeliane. Secondo la agenzia di stampa palestinese Maan negli scontri si sono avuti anche sei feriti, alcuni dei quali versano in condizioni gravi. L'esercito israeliano ha reso noto di aver scoperto un deposito con ordigni pronti per l'uso. Le sue ruspe militari sono state impiegate a Jenin per rimuovere tratti di asfalto, nell'intento di neutralizzare ordigni già predisposti sul terreno.

Israele: ucciso un capo di Hamas

L'esercito israeliano ha ucciso in un attacco aereo Ibrahim Abu-Maghsib capodell'unità missili anti-tank della brgata centrale di Gaza. Lo ha detto il portavoce militare spiegando che Maghsib «nell'ambito della sua posizione ha diretto e condotto numerosi lanci di missili anti-tank contro civili e soldati israeliani».

«Nell'ambito dell'assistenza alle forze di terra impegnate nella striscia, la marina israeliana - ha proseguito il portavoce - ha colpito postazioni di lancio di missili anti-tank usate da Hamas per colpire le truppe dentro la striscia».

Israele: riaperta per 6 ore strada a Gaza verso sud

Il portavoce delle forze di difesa ha reso noto che oggi Israele aprirà nuovamente la strada Salah-al-Din al traffico da nord a sud per i civili palestinesi tra le 10 e le 16. Nei giorni precedenti il corridoio è stato aperto solo per quattro ore. Ieri, ha detto il portavoce Avichay Adraee, circa 50.000 cittadini di Gaza hanno utilizzato il corridoio per dirigersi verso il sud della Striscia.

«Non ascoltate quello che dicono i leader di Hamas dai loro alberghi all'estero o dai sotterranei che hanno organizzato per sé e per i loro familiari», avverte Adraee. «Per la vostra sicurezza, spostatevi a sud, oltre Wadi Gaza».

Israele: trovati impianto produzione droni e deposito armi in edificio a Gaza City

Le truppe israeliane che operano nella Striscia di Gaza hanno localizzato un impianto di produzione di droni di Hamas e un deposito di armi all'interno di un edificio residenziale. Ad annunciarlo è l'Idf, precisando che l'edificio in questione, nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City, si trova accanto a una scuola. Il filmato - riporta Times of Israel - mostra il ritrovamento da parte dei militari di diversi droni di Hamas, delle attrezzature utilizzate per fabbricarli e delle istruzioni per fabbricare ordigni esplosivi. Le truppe avrebbero anche recuperato un certo numero di ordigni sul sito. Adiacente al sito di produzione e al deposito di armi c'è una camera da letto per bambini, sostiene l'Idf.

Israele: presa roccaforte di Hamas nel nord di Gaza

Almeno 19 persone sono state uccise ieri in un attacco aereo israeliano contro una casa vicino a un ospedale nel campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza. Lo sostiene il ministero degli Interni palestinese gestito da Hamas.

La fanteria israeliana ha preso il controllo della roccaforte di Hamas nel nord della Striscia dopo 10 ore di combattimento. Lo ha detto, citato dai media, l'esercito israeliano, secondo cui forze della Brigata Nahal ora controllano la postazione - conosciuta come Avamposto 17 - nel campo profughi di Jabalya - nel nord dell'enclave palestinese, dopo aver sconfitto operativi di Hamas e della Jihad islamica che erano «sia sul terreno» sia nei tunnel. Decine - ha aggiunto - i miliziani uccisi.

Hamas, otto morti in bombardamento su ospedale Nasser

Il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas afferma che otto persone sono morte in un bombardamento che ha colpito ieri il complesso medico Nasser nella Striscia di Gaza. Secondo la stessa fonte, alcune delle vittime erano ricoverate in un reparto pediatrico. Immagini fornite dal dicastero e pubblicate dai media internazionali mostrano buchi nei muri di edifici e attrezzature distrutte o ricoperte di polvere.

 

 

di Mauro Evangelisti e Raffaele Genah

Dodici ostaggi. La metà americani. La loro liberazione dipende da un accordo su un “cessate il fuoco” di tre giorni e rappresenterebbe una svolta, sia pure molto parziale, da quando il 7 ottobre in 240 - compresi i bambini - furono rapiti da Hamas e dalle altre organizzazioni terroristiche. Questo scenario è stato rilanciato da diversi media egiziani ma anche occidentali, a partire dall’agenzia di stampa Afp che cita una fonte anonima vicina ad Hamas. Dai siti web dello Stato ebraico però trapela uno scenario con numeri differenti: gli ostaggi che dovranno essere liberati sono 15 e la pausa della guerra sarà di «uno o due giorni», scrive ad esempio Times of Israel. Netanyahu però alza ancora un muro: «Senza la liberazione degli ostaggi non ci sarà nessun cessate il fuoco». Sembra intendere: tutti gli ostaggi, non solo una piccola parte. Ieri era in Cisgiordania, ha incontrato un gruppo di coloni, e ha spiegato: «C’è un pugno di coloni estremisti che non rappresenta il gruppo seduto qui e che crea grande danno allo stato di Israele». Secondo il New York Times due settimane fa Israele e Hamas erano vicini ad un accordo per la liberazione di 50 ostaggi, ma l’invasione di terra della Striscia ha fatto saltare l’intesa. Intanto, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, avverte: «Nella Striscia di Gaza i bambini morti nei bombardamenti sono migliaia, molti di più di qualsiasi guerra».

MEDIAZIONI

La trattativa, difficilissima, è ancora in corso ed è impegnato nella mediazione anche il primo ministro olandese Rutte. Cruciale il ruolo di Egitto e Qatar. E ovviamente dell’Onu. L’altro giorno, quando Biden ha chiesto a Netanyahu tre giorni di pausa dei combattimenti nella Striscia, pensava non solo a una tregua ai civili palestinesi, ma anche alla mediazione in corso per la liberazione di un gruppo ristretto di ostaggi. La notizia di questa svolta possibile ieri è stata anticipata da un canale tv egiziano (Qahera News) e confermata dalla Bbc, che in un articolo, firmato dal corrispondente di Gaza Rushdi Abu Alouf, spiega: «Una fonte vicina ai colloqui sulla sorte degli ostaggi presi da Hamas ha detto alla Bbc che si sta discutendo sul rilascio di 12 ostaggi, metà americani, in cambio di una pausa umanitaria di tre giorni. La pausa consentirebbe ad Hamas di rilasciare gli ostaggi e all’Egitto di fornire aiuti umanitari sia al Sud sia al Nord di Gaza. La disputa riguarda la durata della pausa e la situazione nel Nord, dove si registrano estesi combattimenti». Questi numeri - 12 ostaggi e tre giorni di stop alla guerra - sono stati confermati anche dal canale libanese Al-Mayadeen, collegato ad Hezbollah.

La risposta di Hamas però non è incoraggiante. Abu Obeida, portavoce delle Brigate al Qassam (braccio militare di Hamas a Gaza): «La strada unica ed evidente per la liberazione degli ostaggi è un accordo che preveda lo scambio di prigionieri totale o parziale».

L’ipotesi che, dopo il massacro del 7 ottobre, Netanyahu possa accettare uno scambio di prigionieri che magari comprenda anche chi ha partecipato o organizzato quell’attacco, appare poco solida perché rischia di causare una dura reazione nell’opinione pubblica israeliana. L’altro nodo è quello dello stop di tre giorni dei combattimenti perché ormai l’esercito è entrato dentro Gaza City, sta operando anche a piedi, palazzo dopo palazzo, e fermare quella che nei piani dell’Idf (le forze armate dello Stato ebraico) è una caccia senza sosta ai miliziani di Hamas, ai depositi di armi, alle postazioni utilizzate per lanciare i razzi, può essere controproducente (ovviamente dal punto di vista dei militari israeliani).

IL MURO DI BIBI

E più si fanno forti le pressioni, più Netanyahu mostra i muscoli. E tira dritto perfino di fronte all’alleato più prezioso, il presidente Biden, che lunedì sera gli aveva chiesto tre giorni di tregua per favorire le trattative sugli ostaggi. «Nessun cessate il fuoco senza rilascio dei rapiti». Al massimo esiste la possibilità di una pausa, su piccola scala, per consentire aiuti ed evacuazione della popolazione civile. E il suo consigliere Mark Regev fa sapere che sta prendendo corpo l’idea di allestire una zona umanitaria speciale con un grande ospedale da campo ad Al Mawasi, a Ovest di Khan Younis. Netanyahu, pur immerso in un devastante quadro di guerra che vede tutto il paese unito contro il terrorismo jihadista, sta anche pensando alla propria battaglia personale sperando di salvarsi dalla inevitabile resa dei conti interna che lo attende e dove pensa ancora di avere qualche carta da giocarsi. Questa volta per lui sarà molto difficile sopravvivere a se stesso. Un recente sondaggio rivela che tra il 70 e l’80 per cento degli israeliani ritiene che debba dimettersi dopo la fine della guerra: ma c’è anche chi - come il capo del partito russofono Lieberman o la leader laburista Michaeli - spinge perché lo faccia fin da subito. Posizione condivisa anche da ex esponenti della destra come Ehud Olmert e autorevoli analisti come Ygal Carmon: «Doveva dimettersi ieri, può farlo oggi». Ma Netanyahu si divincola. E lo fa anche in modo scomposto come quando aveva accusato i capi dell’intelligence militare e dello Shin Bet di non averlo informato adeguatamente e fu costretto ad una precipitosa ritirata, oppure quando aveva parlato delle proteste dei riservisti mettendole più o meno in connessione con la decisione di Hamas di attaccare. Poi la decisione di sospendere - non licenziare - il ministro che aveva parlato dell’uso dell’atomica come opzione. Decisione presa per non alienarsi in futuro i voti ultranazionalisti. E il sito Walla rivela che sua moglie avrebbe chiesto di passare al setaccio gli appunti delle riunioni di gabinetto ed estrarre citazioni da funzionari della sicurezza che escludevano l’escalation da parte di Hamas.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Novembre 2023, 08:21
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