Scramble sul Mar Baltico: F-35 italiani intercettano Su-30 russi costringendoli a rientrare

«Decollo d'allerta» per una coppia di aerei dell'Aeronautica militare rischierata in Polonia

Scramble sul Mar Baltico: F-35 italiani intercettano Su-30 russi costringendoli a rientrare

di Paolo Ricci Bitti

Scramble sul Mar Baltico per due cacciabombardieri italiani F-35A che hanno fronteggiato il raid di due Su-30 russi che si sono avvicinati, senza avvertire, ai limiti dei confini con la Polonia. Un faccia  a faccia a quota 12mila metri con i piloti di entrambi gli schieramenti che sono abituati a questo gioco delle parti che si ripete di frequente non solo nei cieli europei.

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I caccia russi decollano, spengono i transponder (segnalatori di posizione), salgono in quota oltrepassando i "corridoi" degli aerei di linea,  e sfrecciano, in questo caso sulle acque internazionali del Mar Baltico, sul filo dei due Mach (due volte la velocità del suono). Naturalmente dall'esatto istante del decollo i satelliti e gli aerei spia della Nato li tengono d'occhio così come fanno appena possibile (dipende dalla quota) i radar militari e civili delle regioni coinvolte. Quando la traiettoria dei jet russi indica una possibile "tangenza" con i confini della Nato, ovvero una possibile violazione, scatta il comando di decollo rapido (scramble) degli aerei addetti alle operazioni di polizia e difesa dei confini dei paesi della Nato.  

Tutto come da copione, tutto già visto: con questi raid i russi testano i tempi di reazione dei velivoli avversari, mentre gli aerei della Nato mettono in atto le strategie stabilite in addestramento. 

In questo caso nel pomeriggio del 21 settembre - come informa il prezioso sito Italmilradar - due F-35A della Task Force Air-32nd Wing dell'Aeronautica Militare Italiana hanno effettuato  il loro primo scramble dalla base aerea di Malbork, in Polonia, con il coordinamento della Nato. La base è a sud est di Danzica.

Quei due Su-30 (Flanker per la Nato) dovevano essere controllati da vicino e così in pochi minuti i quattro velivoli si sono trovati in fazzoletto di cielo. I caccia russi non hanno mai violato i confini territoriali e dopo un po' si sono stancati di essere "scortati" dagli italiani e hanno virato lontano da loro.

A volte questi raid di "sfida" vengono inclusi nei piani di volo che portano i jet di Mosca dalle basi russe all'enclave di Kaliningrad, schiacciata fra Polonia e Lituania.

Prima del decollo in allerta degli F-35 italiani è stato verificato che il piano di volo di quei due caccia russi non era stato annunciato alle torri di controllo di questo fianco della Nato.

Ora queste schermaglie sono in atto fin dai tempi della guerra fredda, ma è chiaro che da quando la Russia ha invaso l'Ucraina ogni azione assume un peso assai più rilevante. 

L'altro ieri, dopo che i caccia russi sono allontanati, i due F-35 italiani - come racconta l'Ufficio affari pubblici dell'allied air command - sono rientrati nella base polacca dove si erano riacquartierati il 15 settembre. Presto saranno raggiunti da un'altra coppia di Lightning II italiani.  

E' dal 2019 che l’Aeronautica Militare italiana schiera periodicamente gli F-35A per le missioni Nato di Air Policing e Air Shielding in Islanda ed Estonia. Al momento sono impegnati anche gli Eurofighter nella 63a rotazione del Baltic Air Policing della Nato in Lituania.

Oggi dopo i primi voli di familiarizzazione e di addestramento degli F35 Lightning,  la ”Task Force Air – 32nd  Wing” ha raggiunto la I.O.C. (Initial Operational Capability)  nell’ambito delle operazioni di “Air Policing della NATO (Block 63)”.

Fino a novembre in Polonia resteranno quindi, nell'ambito della  Task Force Air - 32nd Wing, con i velivoli F-35A del 32° Stormo di Amendola e del 6° Stormo di Ghedi. L’Air Policing - si legge nel sito del ministero della Difesa - è un'operazione Nato, gestita dall’Allied Air Command (Aircom) di Ramstein (Germania) condotta 365 giorni all’anno.

Il confronto tra F-35A e Su-30

Ma in caso di ipotetico, molto ipotetico, duello fra F-35A e Su-30 quale jet avrebbe migliori possibilità di imporsi? A parte che dipende dalle capacità dei piloti, a parte che i duelli (dogfight) a distanza ravvicinata non fanno, in pratica, più parte delle strategie che prevedono lanci di missili da ben oltre la vista dei piloti, non sono pochi gli osservatori che reputano superiore in questo contesto il caccia russo bireattore che pure è "solo" di quarta generazione e mezzo rispetto all'F-35A, monomotore, che è di quinta. Dalla parte del caccia russo, in linea dal 1996 (19 anni prima del rivale) e molto venduto anche a potenze quali India e Cina, sia la velocità sia l'agilità nelle manovre sia l'autonomia. 

La concezione Stealth (offrire poca visibilità ai radar) del jet Usa in questi eventuali, molto eventuali, duelli ravvicinati non aiuta. I costi, al netto di quanto richiesto dalla progettazione? Circa 100 milioni di dollari per il velivolo americano e meno di 40 milioni per quello russo. In realtà il confronto è tirato per i capelli: la famiglia F-35 comprende anche versioni a decollo corto o verticale ed è stata studiata per una versione avanzata e futuribile di superiorità aerea basata su sistemi avionici e computerizzati in rete e che prevedono pure l'uso dell'intelligenza artificiale.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Settembre 2023, 20:48
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