Roma, "Noi alluvionati lasciati da soli, nessun aiuto dal Campidoglio"

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di Emiliana Costa “Alle 8 del mattino l’acqua nell’appartamento aveva raggiunto un metro e mezzo di altezza. Avrei voluto portare via tutta la casa sulle mie spalle. Ma ho potuto salvare solo la pelle”. Piange la signora Barbara di fronte alla sua abitazione devastata dall’alluvione che venerdì scorso ha colpito Prima Porta, quartiere nord della Capitale. Le foto di una vita sono tutte stese sul tavolo grande del soggiorno, sperando di riuscire a salvare almeno i ricordi. Sì, perché acqua e fango hanno fatto purtroppo un buon lavoro, distruggendo elettrodomestici, mobili, indumenti. “Io e mio marito abbiamo tre figli – racconta la signora Barbara -. Oggi non possediamo più niente. E’ come se fossimo tornati indietro di vent’anni”. A cinque giorni dal nubifragio la situazione non è ancora tornata alla normalità. Si lavora nei negozi di via della Giustiniana per ripulire tutto dal fango. Ma i segni dell’acqua sui muri restando indelebili come cicatrici. “Abbiamo un danno di circa 350mila euro – spiega Claudio, titolare di un ferramenta -. Il fango ha distrutto tutto. E’ da venerdì che stiamo cercando di salvare il salvabile grazie alla solidarietà degli amici. Sabato sono venuti ad aiutarci in cento”. Gli fa eco sua moglie, proprietaria del negozio di sanitari affianco: “Io vendo pannolini e scarpe ortopediche. Il 50 per cento è da buttare. Quando siamo entrati qui dentro la merce galleggiava nell’acqua. E poi – continua la signora Laura – è quasi una settimana che teniamo il negozio chiuso, siamo stati perfino senza luce. Questo per noi rappresenta un ulteriore danno economico”. Non è andata meglio a Maurizio, titolare di una tabaccheria. “Via della Giustiniana – racconta – sembrava un fiume in piena. Io ho cercato di salvare più prodotti possibili, ma quando il livello dell’acqua si è alzato ho chiuso il negozio e siamo scappati. Profumi, biglietti, sigarette, tutto è stato danneggiato. Ho perso il 30 per cento della merce”. Nel frattempo, nel bar divenuto il simbolo dell’alluvione di Prima Porta si lavora alacremente per ripulire tutto dal fango. Arrivano anche i nuovi macchinari. Ma i segni della piena sul muro restano. Quelli proprio non se ne vanno.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Settembre 2016, 18:11
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