Antonio Albanese: «Metto i criminali nel bunker per ridere sulla loro ignoranza»

Antonio Albanese: «Metto i criminali nel bunker per ridere sulla loro ignoranza»

di Donatella Aragozzini
Antonio Albanese torna a raccontare la mafia in chiave comica nella seconda stagione de I topi, la fiction targata Wildside, da lui scritta, diretta e interpretata – è Sebastiano, un latitante che vive rinchiuso in un bunker sotterraneo – disponibile da oggi su RaiPlay e dal 18 aprile su Rai3.

Una serie sulla reclusione di un uomo, in un periodo in cui siamo tutti reclusi...

«Sì, è una coincidenza. Nel suo caso la reclusione, che è claustrofobica, aumenta il suo potere, nel nostro leggerissimamente lo diminuisce, ma dobbiamo stare tranquilli a casa, con grande responsabilità e speranza, e così facendo ce la faremo».

Pensa sia giusto conservare in palinsesto anche programmi più leggeri come questa fiction, durante l'emergenza Covid-19?

«Io non credo che questa serie sia leggera, la trovo straziante, molto più drammatica di quelle dove uccidono venti persone. Comunque ben venga la leggerezza, ci deve essere, perché una buona tv deve raccontare a 360 gradi quello che ci circonda».

In questa stagione verranno toccati anche altri temi?

«Sì, l'omofobia, l'omosessualità e un diverso tipo di sessualità. Io sono assolutamente contro l'omofobia e il machismo».

Quando ha ideato la serie era certo che sarebbe stata accolta bene o ha temuto l'accusa di ironizzare su un argomento doloroso?

«Il rischio c'era e per questo sono stato molto attento a ogni parola. Ho avuto l'idea di scrivere I topi perché ero stanco di vedere serie in cui veniva trattata l'illegalità addirittura esaltandola, volevo far notare alle nuove generazioni che nell'illegalità c'è un'ignoranza spaventosa. Purtroppo l'ignoranza sta indebolendo la società e lo Stato dovrà intervenire in modo forte, soprattutto dopo questo periodo difficile».

Crede che la mafia potrebbe trarre beneficio dal Coronavirus?

«Sì, la mafia si è radicata soprattutto dove la gente era costretta a mangiare radici per non morire di fame, quando si è disperati ci si aggrappa a chiunque possa dare un aiuto: questo periodo difficile porterà speranza e un'energia nuova, ma rischia di indebolire alcuni ceti e certi maledetti potrebbero approfittarne».

Ci sarà una terza stagione de I topi?

«Il desiderio c'è, ne devo parlare con la rete. Avevo anche un altro progetto, un ritorno con la mitica Cortellesi per un film, ma abbiamo dovuto posticiparlo».

E l'idea di raccontare questa quarantena in un film o una fiction?

«No, ci hanno già pensato altri, diventerebbe una ripetizione o un lavoro documentaristico in ritardo. Penserò casomai al dopo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Aprile 2020, 08:30
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