Finalmente Boris 4, torna la serie che prende in giro vizi e virtù delle fiction made in Italy

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di Alessandra De Tommasi

«Dai dai dai»: l’incoraggiamento di Francesco Pannofino, in collegamento Zoom dal Teatro Politeama di Prato, è proprio quello che ci si sarebbe aspettato dal suo alter ego, il regista Renè Ferretti. La Festa del cinema di Roma si chiude infatti con l’anteprima della quarta stagione di Boris, dal 26 ottobre su Disney+, «realizzata – spiega l’attore – anche per chi non c’è più» (in primis uno dei tre autori, Mattia Torre, scomparso a 47 anni nel 2019).

Questa geniale parodia dei vizi e dei difetti del piccolo schermo – in questo caso delle piattaforme – torna a far divertire con intelligenza (in una delle puntate precedenti è comparso anche Paolo Sorrentino). «Ci siamo trovati a prendere in giro quelle situazioni – spiega Antonio Catania, alias il coproduttore Lopez – dove le cose vengono fatte un po’ a “cazzo di cane”». E «abbiamo adottato una soluzione gattopardesca – aggiunge il regista e autore Giacomo Ciarrapico – ossia cambiare tutto per non cambiare niente. Alessandro (interpretato da Alessandro Tiberi, ndr) per esempio ha un ruolo diverso ma rimane comunque uno schiavo, solo in un altro posto. Corinna (Carolina Crescentini) e Stanis (Pietro Sermonti) si saranno pure sposati ma continuano a odiarsi intimamente». Stavolta il progetto a puntate è Vita di Gesù, ideato e interpretato proprio dal 50enne Stanis (a dispetto della differenza d’età).

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Nel frattempo ha fondato la SNIP (So Not Italian Production): «Provate a togliergli il ruolo da protagonista – suggerisce Pannofino – non è facile, sono 15 anni che ci provo». «C’è un pulsante – sorride Carolina Crescentini – che ti fa tornare nella stessa modalità Boris.

Questa quarta stagione è un regalo perché noi a questi cialtroni vogliamo proprio bene». Le fa eco Caterina Guzzanti (l’aiuto regista Arianna): «In pandemia ho rivisto tutta la serie insieme e sul set è stato come tornare a casa, tra questi boomer che arrancano davanti alla tecnologia, mentre prima erano considerati Gran Maestri della Merda».

«A me invece – aggiunge il fratello Corrado – ha spaventato che volessero di nuovo Mariano, che nel frattempo è diventato uno psicopatico di successo». «Noi rappresentiamo il peggio dell’Italia – dice Andrea Sartoretti, che interpreta uno dei tre sceneggiatori – ma in senso positivo. Siamo dipinti come il Titanic della sceneggiatura ma c’è un potenziale di grandissimo talento, solo che poi vince sempre lo spaghetto con le vongole a Fregene, a pranzo, nei giorni feriali». Nel cast funziona così, sul set ma anche fuori, in un interminabile ping pong di battute e citazioni. E, come direbbe il direttore della fotografia Duccio Patanè (Antonino Bruschetta), allora «smarmelliamo».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Ottobre 2022, 15:57
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