Sal da Vinci dopo Made in Sud: «Sono uno scugnizzo che si è fatto da solo»

Sal da Vinci dopo Made in Sud: «Sono uno scugnizzo che si è fatto da solo»

di Marco Castoro
È nato a New York, si chiama Michael Sorrentino, ma per tutti è Sal da Vinci, l’artista che a suon di applausi (e di sacrifici) è stato ribattezzato il Re di Napoli. Ha duettato con Ornella Vanoni, Gigi D’Alessio, Renato Zero, Gaetano Curreri. È considerato l’erede di Massimo Ranieri ma è cresciuto con le canzoni di Pino Daniele e ama interpretare Carosone.

A Made in Sud ha duettato con suo figlio…
«Fino all’età di vent’anni Francesco ha giocato al calcio, poi probabilmente ha sentito il richiamo di una voce dentro, tanto che a mia insaputa si è presentato ai provini del musical “Stelle a Metà” con il nostro vero cognome. All’inizio pensavo a uno scherzo e invece ha saputo conquistarsi un posto nello spettacolo. Non solo, è stato notato dai registi di Gomorra che l’hanno ingaggiato. Ha il dna nella musica, seppure noi siamo stati sempre un po’ cani e gatti. In studio sa cosa vuole e mi ha chiesto lui di cantare assieme il brano. Gli autori di Made in Sud l’hanno voluto subito pure se non era ancora pronto e abbiamo passato 48 ore di stress con due nottate insonni per confezionarlo e masterizzarlo».

Di padre in figlio. Anche lei è figlio d’arte…
«Io con mio padre Mario abbiamo avuto vedute diverse. Lui non avrebbe voluto che per arrivare al successo facessi tanti sacrifici, ma ne ho fatti davvero tanti, se penso che per mangiare ho perfino venduto le collane di plastica in America. Ho sempre rinunciato ai soldi facili pur di realizzare i miei sogni. Non ho mai chiesto aiuto alla mia famiglia e questo non è piaciuto a mio padre. La mia forza è stata sempre quella di non mollare, anche quando un mio brano non veniva fatto ascoltare, perché le realtà delle radio le conosciamo, su alcune canzoni mettono il veto. Quando ho cominciato non avevo neanche i soldi per comprarmi il vestito. E ora con i miei spettacoli riesco a dare lavoro a 50-60 famiglie, senza aver avuto mai un aiuto, un contributo».

Ogni suo spettacolo fa il tutto esaurito…
«Devo dire grazie solo al pubblico che mi segue, anche per 30-40 giorni riempiendo il teatro. Ho fatto 776 repliche con C’era una volta… Scugnizzi. La prevendita dell’ultimo musical La Fabbrica dei Sogni era di 19-20 mila biglietti già acquistati ma purtroppo per le ristrettezze da pandemia abbiamo dovuto rimandare le altre 70 date da fare, così come per l’uscita del mio ultimo singolo So pazz’ e te».

Che effetto fa essere il re di Napoli?
«Un parolone. Ma quale re, io mi sento un operatore della musica, un trasmettitore di sentimenti, uno del popolo».

Eppure con principi e principesse di Monaco ha avuto a che fare…
«Che imbarazzo. Io non conosco bene come ci si deve comportare, ho sudato freddo».

Di Napoli cosa le piace e cosa no?
«La bellezza della città sta nelle sue contraddizioni. È un palcoscenico a cielo aperto. Cambi una cosa e se ne rompe un’altra».

Dopo Made in Sud la rivedremo anche in Tv?
«Perché no. Se mi danno questa possibilità sono pronto. Potrei proporre Lo scugnizzo di New York, il racconto di un ragazzo che si è fatto da solo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Luglio 2020, 08:03
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