Leyla, da Alberto Sordi a Casinò. «Sono rapper per merito dello psicologo»

Leyla, da Alberto Sordi a Casinò. «Sono rapper per merito dello psicologo»

di Marco Castoro
Eleonora La Monica, in arte Leyla, rapper romana classe 1999. In questi giorni è uscito il suo secondo singolo Casinò prodotto da Rambla per Honiro Ent. Il primo s’intitola Alberto Sordi.


 
Ma chi è Leyla?
«Una ragazza che si è avvicinata alla musica quando era già grandicella, a 16 anni».
Spinta da quale attrazione fatale?
«Discorso complesso. Sono sempre stata attratta dalla musica, ho fatto danza da piccola, ma non avevo mai creduto all’opportunità di farla in prima persona. Fino a quando, seguendo un percorso con uno psicologo, un giorno mi sono sentita dire: “Perché tutte queste cose che mi dici non provi a metterle in musica visto che è la tua passione?”. Devo dire che è scattato qualcosa in me».  
Quindi cos’è la musica?
«È un modo costruttivo per sfogarsi. Vorrei che lo facessero anche altri, spero di riuscire a promuovere questo consiglio».
Anche Ultimo in una delle sue prime interviste su Leggo consigliava la psicanalisi…
«Io ero andata dallo psicologo perché quando avevo 13 anni mio padre si era trasferito a Barcellona, per lavoro al Consolato italiano e io l’ho seguito, ma dopo qualche settimana sono voluta tornare perché non mi trovavo con un ambiente strano, quindi ho puntato i piedi e si è creata una situazione familiare non facile e il percorso e la musica mi hanno aiutato a uscirne. Ho iniziato con il canto e poi per sfogarmi ho scelto il rap perché dice le cose in faccia».
Il rap non più contenitore di messaggi ma valvola di sfogo.
«La migliore musica per me, sicuramente, anche perché io ho bisogno di spiegarmi con molte parole, scegliendo sempre la maniera diretta, quindi senza alcun tipo di schermo. Trovo che altri generi limitino l’artista nel dire e nel fare».
Ma il rap è un po’ cambiato, è diventato una moda.
«In parte sì. Ma è un periodo che penso, o almeno mi auguro, stia per finire. Dire cose a caso non ti fa restare per molto tempo in questo ambito».
Chi ascolta Leyla?
«Ultimamente mi sono soffermata su Young Blood, un artista nuovo che è molto diretto. Quando ritrovo la maniera diretta nei testi sono attratta dai brani».  
Perché ha intitolato Alberto Sordi il suo primo singolo?
«Romano come me, è un’icona. Trovo che fosse cool perché sempre in grado di raccontarti la verità con quell’ironia molto sottile. Ho visto tantissimi suoi film e il Marchese del Grillo lo reputo il migliore, è imbattibile. Non potevo scegliere persona migliore a cui dedicare il mio primo singolo».
 Il verso più bello del brano?
«Io voglio soltanto godermi la vita, godermi questo piatto di pasta come Alberto Sordi».
Ora però c’è il singolo nuovo.
«È diverso rispetto al primo e sicuramente sarà diverso rispetto ai nuovi. Alberto Sordi era più cantato, in Casinò ho curato di più il sound, la musicalità, è un rap un po’ più goliardico, un brano che senti il bisogno di cantare quando hai da buttare fuori tutto quello che hai dentro. Un beat movimentato e moderno, ricco di campionamenti inerenti al mondo delle slot che accompagnano tutto il pezzo».
Quale messaggio Casinò vuole trasmettere?
«Anche io lo posso fare! Nonostante le “notti passate a mangiarsi le unghie” ho trovato la forza per continuare a lottare per realizzare i miei sogni e non ho intenzione di fermarmi perché “Non puoi tagliare il filo del traguardo se non hai capito il filo del discorso. E prima di parlare metti l’Iphone giù!”».
Leyla si piace quando si riascolta?
«Sono molto critica. La mia autocritica raggiunge livelli altissimi. Penso e spero sia un pregio. Solamente al terzo-quarto ascolto mi abituo alla mia voce».
Per caso c’è Sanremo come sogno nel cassetto?
«Non so se il mio genere musicale sia adatto. Però non si sa mai. Quello che mi auguro è fare della mia passione un lavoro».
Dei talent tv cosa pensa Leyla?
«Ho un’idea ambivalente. Ho fatto anch’io un provino artistico. Ad Amici. Un talent è importante per farti conoscere ma nello stesso tempo è anche un’arma a doppio taglio, perché bisogna essere in grado di mantenere quella stessa linea, tanto dopo arrivano altri al posto tuo».
Gli studi come vanno?
«Molto bene. Ho fatto il linguistico, sono uscita con un bel 94, ora vado all’Università, frequento Scienze della Comunicazione. Diventare una giornalista? Chissà…».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Settembre 2019, 15:57
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