Kiss, concerto a Milano per il tour d'addio. Bruno: «Le loro maschere, icone anni 80»

L'ultimo bacio: i Kiss a Milano per il tour d'addio. Bruno: «Le loro maschere, icone anni 80»

di Massimiliano Leva, Claudio Fabretti
MILANO - In fondo, l’anima di un rocker sta anche nel nome che sceglie di portarsi addosso. E, nel loro caso, è ormai leggenda. Quattro lettere e una parola semplice: Kiss. Basta questo per riportare subito alla mente l’epopea di una delle più famose rock band al mondo, quella dei cosiddetti “vampiri del rock”, guidati dall’iperbolico bassista Gene Simmons e dal chitarrista Paul Stanley. Assieme al batterista Eric Stinger e alla seconda chitarra Tommy Thayer, Simmons e Stanley portano i Kiss questa sera sul palco del Milano Summer Festival all’Ippodromo del Galoppo di San Siro (ore 21) per l’unica data italiana dell’End of the Road World Tour (i biglietti sono ancora disponibili).

Kiss, concerto a Milano. La probabile scaletta del live all'Ippodromo del Galoppo di San Siro

Si tratta dell’ultima tournée annunciata dalla band americana, che si muove da sempre tra il metal e il glam-rock. L’ultima occasione per ascoltare dal vivo hit da una discografia che, partita nel 1974 con il primo album omonimo, conta oggi 45 anni di carriera e un successo planetario, grazie a singoli che di diritto sono entrati nella “galleria dei classici del rock”. Del resto, come ha dichiarato una volta proprio Simmons: «Abbiamo sempre suonato per divertirci e per fare divertire. Abbiamo sempre sognato di fare lo show più bello del mondo». E in un certo senso così è. A Milano, oltre a una scaletta che porta dal vivo una ventina di singoli come Detroit rock city, Lick it up, I was made for lovin’ you, Rock and roll all nite, Psycho circus, non mancheranno fuochi d’artificio, giochi pirotecnici ed effetti speciali, con i Kiss ovviamente in scena con loro “divisa” base di zeppe ai piedi, trucco in viso e costumi futuristici (ormai diventati anch’essi leggenda).

I fan li amano anche per questo, e proprio per questo hanno così trasformato i Kiss in un brand secondo solo alla più famosa lingua dei Rolling Stones: 30 dischi d’oro conquistati in carriera, 14 dischi di platino e tre di multiplatino, per un totale di 130 milioni di copie vendute, sino alla consacrazione nella Rock and Roll Hall of Fame. E a questo si aggiungano, aperti con il benestare della band, anche un golf club a Las Vegas, una catena di ristoranti, un servizio di limousine e un merchandising che conta oltre cinquemila prodotti da magliette e bicchieri. Sempre ovviamente con la famosa sigla: Kiss.

MASSIMILIANO BRUNO: "CON LE LORO MASCHERE, IL MIO FILM HA FATTO IL GIRO DEL MONDO"

ROMA - «Le maschere dei Kiss nella rapina? Serviva una band-icona degli anni 80. E chi meglio di loro...». Il regista Massimiliano Bruno commenta divertito l’omaggio che ha voluto dedicare a Simmons e soci nel suo ultimo film, Non ci resta che il crimine. Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi (alias Renatino, Sebastiano, Moreno e Giuseppe) catapultati negli anni 80 e travestiti da Kiss per svaligiare una banca.

La band l’ha saputo?
«Sì, hanno fatto un tweet scrivendo “I protagonisti viaggiano indietro nel tempo vestiti da Kiss per una rapina. #KISSisEverywhere!”».
Non vi hanno chiesto i diritti d’immagine...
«No, anzi, sono stati molto autoironici. Noi abbiamo retwittato, ed è nata quasi un’amicizia». Ci hanno fatto conoscere alla loro fanbase, così Non ci resta che il crimine è diventato improvvisamente popolare nel mondo».
Era un fan della band?
«In realtà no, conoscevo solo la loro celebre I was made for lovin’ you. Il vero fan era Giallini, che mi ha anche spiegato che quella era la loro hit più commerciale. Però funziona sempre benissimo».
“Non ci resta che il crimine” avrà un seguito?
«Sì, stiamo già girando il sequel. Stessa formazione, stesso cast. Del resto sono tutti miei amici. Il film sarà nelle sale nella primavera del 2020».
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Luglio 2019, 10:00
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