Raige presenta il nuovo album: «Affetto Placebo mostra la mia parte fragile»

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di Ilaria Del Prete
Gioca con le parole Raige e lo fa fin dal titolo di Affetto Placebo. «L'affetto è la sola cura che funziona - dice il cantautore torinese che risponde al nome di Alex Andrea Vella - alla fine, nella vita, a salvarci sono i rapporti che creiamo». E anche le emozioni, come il «friccicorio nello stomaco» che non nasconde a poche ore dall'uscita (oggi) di quello che considera il suo «nuovo primo album», a distanza di quasi tre anni dal precedente».
Cosa è successo nel frattempo?
«Ho fatto uscire un romanzo con Rizzoli, Tutta la colpa del mondo, e ho continuato il mio lavoro di paroliere per la musica pop, come Tiziano Ferro, Annalisa, Nek, ma anche per il rap».
Quando ha cominciato a pensare all'album?
«È stata un'esigenza artistica. Ho iniziato a pensare al disco a inizio 2018, per inserire 11 inediti ho scritto almeno 40 canzoni».
 
 


Per lei vengono prima le parole della musica?
«Un aneddoto. Ho un melodista che dopo tre anni che lavoriamo insieme va ancora in ansia perché io non scrivo nulla. Ho tutto nella testa. So già le canzoni che devo scrivere, aspetto che lui finisca la musica e poi la riempio con le mie parole. Forse dipende dal fatto che sono un grande lettore».
I libri aiutano anche nella fase di stesura?
«Sì, ma non sono l'alimento principale nella dieta della scrittura. La mia filosofia è due giorni vivi, uno scrivi. Ho bisogno di vedere, combinare casini, vivere male. Quando sto bene scrivo canzoni di merda. L'arte non nasce dalla felicità».
A proposito di dieta. Si può dire che l'esigenza di scrivere è partita da lì?
«Pesavo 120 kg, ho cominciato a correre per piacere a una ragazza che non mi ha mai guardato. E a scrivere perché sapevo che l'aspetto fisico non mi sarebbe bastato a conquistarne un'altra».
Un milione di sassi parla di un dolore importante.
«Ho perso mia mamma quattro anni fa, la canzone è dedicata a lei. Affetto Placebo nasce dal mio disagio. Scrivere per me è un processo curativo».
Nessun timore nel mostrare la parte più fragile?
«L'album parla proprio di questo. Venivo dal 2016, un anno incredibile con il disco partito benissimo. Il tour soldout. Ho scritto per Tiziano Ferro. Poi ho fatto l'errore più grande della mia vita. Sono andato a Sanremo. Per me è stato disastroso, Togliamoci la voglia era il pezzo sbagliato. Sono andato in coppia con Giulia che è una persona fantastica, ma non era la mia storia. Affetto Placebo parla proprio delle sconfitte che possono diventare vittorie».
Ci tornerebbe a Sanremo?
«Non lo escludo, ma raccontando la mia storia».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Marzo 2023, 17:31
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