Emma Marrone: «Ho vissuto tempi difficili, un dolore che tramortisce per la morte di papà»

Emma e "Souvenir", il suo ultimo album: «E' il diario del mio ultimo anno: non ho mollato». Schietta e sincera, parla da donna alle donne, di diritti LGBTQ+, dell'odio social e della premier. Da novembre in tour nei club.

Emma Marrone: «Ho vissuto tempi difficili, un dolore che tramortisce per la morte di papà»

di Rita Vecchio

Un viaggio appena iniziato, di quelli in cui non si vede la fine ma dove si percepisce l’essenza. Pieno di sfaccettature sonore - cantautorali, elettroniche, rap - Souvenir, album di inediti di Emma Marrone che esce oggi per Capitol/Universal Music, è un punto di arrivo ma anche di partenza. Anticipato dai pluri-certificati “Mezzo mondo”, “Iniziamo dalla fine” e “Taxi sulla luna”, è contenitore delle sue mille anime, della sua visione di donna e di artista. Lazza ("Amore cane"), Tony Effe, Franco 126, Drillionaire e tanti altri nomi nel disco. Un flagship store dedicato sarà da oggi (e fino al 21 ottobre) in Mondadori Duomo di Milano. Il tour “Souvenir in da club”, invece, è in partenza a novembre. 

Emma, bentornata. Come sta?

«Bene. Serena, entusiasta, come se si fosse riaccesa quella fiammella che, un po’ per la vita e un po’ perché capita che si perda il faro, era come spenta». 

Settimo disco e tredici anni di carriera. 

«Souvenir è maturo e completo, ma è solo la prima parte di un viaggio. Arriva in un momento in cui tutti i pianeti sembrano allineati, in cui io ho saputo gestire circostanze difficilissime che ho ribaltato in positivo. E’ la mia storia, sono i miei ricordi dell’ultimo anno in cui non ho mollato. Al mio pubblico dico di prendersene cura». 

Schiettezza e sincerità, denominatori comuni della sua storia musicale.

«Ci sono io più che nel passato. Anima e testa. E' un disco che mi appartiene tutto. E’ stratificato, pieno di sfaccettature e lavorare con diversi produttori e artisti mi ha concesso di incrociare più piani, elettronica, cantautorato, trap, rap. Ho capito che cosa voglio essere e cosa voglio che rimanga di me. Ho capito che volevo tornare a divertirmi». 

Un viaggio partito da dove e quando? 

«Da me e da quando sono al mondo. L’ultimo anno mi ha portato a fare pensieri più grandi di quelli che potevo sostenere. "Souvenir" è un viaggio importante». 

Come in tutti i viaggi, si possono incontrare ostacoli. 

«Io ho incontrato la malattia di mio papà e la sua morte. Ho fermato i lavori del disco per dedicarmi agli ultimi suoi istanti di vita. Non rimpiango niente, non ho rimorsi, ci siamo amati fino all’ultimo secondo. Il disco è il risultato di un dolore così atroce che tramortisce, che non ho provato neanche quando ho scoperto di avere più volte il cancro. In questo anno ho imparato a non avere più paura di niente». 

A lui dedica “Intervallo”. 

«Ho messo sul pentagramma quello che ho sentito nel pomeriggio più devastante della mia intera vita. Ma glielo dovevo. E conoscendolo (era una rockstar!), sono sicura che sperava ci fosse un pezzo dedicato a lui. Mi hanno aiutato due grandi autori e due grandi amici, Federica Abbate e Franco 126. “Intervallo” ha coperto il senso di colpa che avevo per non trovarmi lì con lui quando è andato via». 

Ci ha fatto pace?

«Non del tutto. Considerando che è passato un anno, sono sulla buona strada. I primi mesi ero un cane rabbioso, avevo tanti sensi di colpa. Ma sono una tignosa che ce la mette tutta per farcela». 

"Souvenir" nasce più dall’accettazione che dalla rabbia? 

«Nasce dall’accettazione, totalmente». 

Cantanti e nudità: che idea si è fatta?

«Ennesima polemica sterile con al centro le donne. Sono per la libertà e mi dichiaro libera, non giudico e non vorrei essere giudicata. Il nudo di Elodie è un progetto artistico, c’è pure Manara dietro. Lecito il nudo di Arisa, come i look di Annalisa. Anche io nella copertina di "Schiena" lo ero. Il problema non è che le donne si spoglino, è che viviamo in un Paese retrogrado, bigotto e giudicante. Se a spogliarsi è un uomo, nessuno parla». 

La parità di genere è lontana, nonostante il Nobel?

«Di strada da fare ce n’è. E tanta, pure». 

Se le chiedessi delle quote rosa?

«E’ una parola che odio. Come quando a Sanremo non si faceva altro che parlare di questo. Credo, e voglio ancora sperare, nella meritocrazia.

Le donne, come gli uomini, dovrebbero risiedere al loro posto perché se lo meritano e non per raggiungere una quota». 

Giorgia Meloni, prima donna premier, accorcia le distanze? 

«Ci sono tante donne che ricoprono ruoli di prestigio. Se ne parla troppo poco e i numeri sono bassi, quello sì». 

Anche la Meloni è stata vittima di insulti sessisti. 

«E da donna mi dispiace. Di lei non condivido nulla, né politica e né pensiero. Il non condividere non significa insultare, boicottare e trattare male». 

Se potesse parlare alla premier cosa direbbe?

«Non sono una tecnica, non ho le sue competenze. La signora Meloni ha sicuramente studiato molto e le riconosco tante capacità. Se dovessi dirle delle cose, mi spingerei su quello che mi preme di più. Vorrei che si moderassero i toni e che tutelasse i diritti della comunità LGBTQ+».

“Capelli corti”, manifesto del disco, introduce al tema figli. 

«Mentalità e pensiero retrogrado anche qui. A differenza di quanto accade a noi donne, non leggo interviste agli uomini in cui si chiede se hanno figli. Come se una donna venisse al mondo solo per procreare. Il fatto di non averne, non la rende né meno generosa né meno donna di altre. Nella vita ci vuole fortuna, anche a incontrare la persona giusta. Io non vorrei fare figli con chiunque. Eppure vivo in un Paese che non mi permette di fare inseminazione se non ho un compagno. Si deve andare all’estero». 

Tornando al disco. Perché iniziare dalla fine?

«Perché le cose le vedi chiaramente quando finiscono, tutte». 

Canta di iene e di spine. 

«Di chi sgomita e calpesta, ma si impara a ballarci in mezzo». 

Anche sui social? 

«Sui social si pensa di sapere tutto. Le persone davvero intelligenti pensano di non saperne mai abbastanza e piuttosto tacciono. L’odio sui social è premiato, insultare la gente crea attenzione e si fa a gara a chi è più cattivo. La verità è che si vuole diventare un personaggio. Sembra non esserci più una terra di mezzo in cui il senso della fatica e l’accettazione dei fallimenti sono dei valori». 

Lei i fallimenti li ha accettati?

«Sì. Non mi sono mai nascosta dietro un ufficio stampa o dietro articoli scritti ad hoc per nascondere i momenti che hanno brillato meno. E ne ho avuti, anche con il disco precedente. Mi sono rimboccata le maniche e ho lavorato ancora di più. Credo nella gavetta, nella crescita personale e artistica che passa anche da dischi numericamente non andati benissimo». 

“Ti meriti di essere felice”: frase mantra?

«Il messaggio è a me, ma è universale. Sono portata a pensare di non meritare niente, perché a volte non mi sento all’altezza delle cose che mi succedono, e non mi rendo conto, invece, che merito tanto. Dobbiamo tendere a meritare di essere felici». 

Quando parla di rivalsa è anche quello? 

«Sì, anche decidere di essere felici lo è». 

Alla fine di questo viaggio, che donna è diventata Emma?

«Non lo so, non è finito. Il viaggio è appena iniziato». 

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Queste le tappe di “SOUVENIR IN DA CLUB ” (Friends&Partners e Magellano Concerti):

10 novembre – VOX CLUB – NONANTOLA (MODENA)

12 novembre – LARGO VENUE – ROMA

13 novembre – LARGO VENUE – ROMA

15 novembre – LARGO VENUE – ROMA 

22 novembre – HALL – PADOVA

23 novembre – HALL – PADOVA

26 novembre – MAGAZZINI GENERALI – MILANO

27 novembre – MAGAZZINI GENERALI – MILANO

29 novembre – MAGAZZINI GENERALI – MILANO

2 dicembre – CAP10100 – TORINO

3 dicembre – CAP10100 – TORINO

5 dicembre – CAP10100 – TORINO

11 dicembre – DUEL CLUB – POZZUOLI (NAPOLI)

13 dicembre – DUEL CLUB – POZZUOLI (NAPOLI) 

17 dicembre – DEMODÈ – MODUGNO (BARI)

18 dicembre – DEMODÈ – MODUGNO (BARI)

21 dicembre – VIPER – FIRENZE

22 dicembre – VIPER – FIRENZE


Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Ottobre 2023, 13:30
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