Top Gun: Maverick, 3 buone ragioni per non perdere il sequel ad alta quota con Tom Cruise, Ma c'è un difetto evidente

Top Gun: Maverick, 3 buone ragioni per non perdere il sequel ad alta quota con Tom Cruise, Ma c'è un difetto evidente

di alessandra de tommasi

La conquista dei cieli è una missione (non impossibile) che Tom Cruise continua a perseguire. E così con Top Gun: Maverick (al Festival di Cannes il 18 maggio e nelle sale italiane il 25) torna ad indossare la divisa d’elite da aviatore della Marina statunitense.

A 36 anni di distanza, per il suo Pete Mitchell la vita non è poi cambiata di tanto. Non l’hanno promosso – troppo spericolato – né l’hanno tirato giù dagli aerei – troppo qualificato – e quindi continua a fare acrobazie mozzafiato ad alta quota e a spingersi sempre un po’ oltre.

Questo secondo capitolo sulle sue gesta (che peraltro riporta in scena personaggi cult come Iceman/Val Kilmer) conferma che nel cielo, come sulla terra, a far la differenza non sono i congegni tecnologici ma gli uomini e le donne che li governano.

Non tornano due figure femminili chiavi dell’universo di Top Gun: Charlie, fiamma di Maverick, (Kelly McGillis), e Carole, moglie di Goose (Meg Ryan) ma il film di Joseph promette di non deludere le aspettative, con le new entry Jennifer Connelly (Penny) e Miles Teller (il figlio di Goose, Bradley Bradshaw).

Ecco allora tre buone ragioni per non perderlo e “un’avvertenza per l’uso”, secondo il parere semiserio ma insindacabile di Leggo.


TRE BUONE RAGIONI PER VEDERLO:

UNO: EFFETTI SPECIALI A CHI? 

Tom Cruise ha sempre avuto sprezzo del pericolo, con buona pace delle assicurazioni. Al cinema ha saltato giù per i tetti, scalato grattacieli a mani nude (o quasi) e si è aggrappato ad ogni sorta di veivolo in corsa. Quindi che abbia pilotato l’elicottero con cui è atterrato a San Diego per la premiere mondiale non sorprende nessuno. Il fascino di questo eroe che sfida il tempo, i reumatismi e la forza di gravità resta intatto anche in questo sequel.

E non è facile, perché spesso i secondi capitoli deludono. Lui no, resta una certezza, sul set e fuori.


DUE: AL PASSATO SI RIMEDIA:

Il dramma del pilota spericolato, Maverick, che perde il miglior amico, Goose, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema. Ma oggi si preferisce credere che a tutto ci sia rimedio, persino alla morte, ecco perché ci si lascia cullare in sala dall’idea forse un po’ utopistica che a tutto ci sia rimedio. Quindi il figlio del Top Gun caduto, Booster, può effettivamente far i conti prima e la pace poi con la perdita del padre e con le colpe (reali o presunte) di Pete Mitchell/Maverick.


TRE: NOSTALGIA, PORTAMI VIA:

Stesso giubbotto di pelle, stesso tramonto infuocato sugli hangar, stessi occhiali da sole. Alla vigilia dei 60 anni (più del doppio di quanti ne aveva in Top Gun), Tom Cruise compie il miracolo di abbracciare gli Anni Ottanta con stile e dignità. E così non far sembrare se stesso e il pubblico nel mezzo di una crisi di mezza età. Non sfigura neppure in una partita in spiaggia con un gruppo di reclute aitanti, palestrate e nel fiore della giovinezza. I flashback, invece, strappano il cuore a brandelli e lì sì che la nostalgia galoppa veloce.

IL DIFETTO

Hold my hand di Lady Gaga non è certo Take my breath away, per quanto evocativa e vibrante. Siamo onesti, la signorina Germanotta – seppur talentusosissima - resta figlia dei suoi tempi. Quindi, a prescindere che si aggiudichi o meno il Premio Oscar come la colonna sonora originale, per godersi pienamente la visione meglio stare alla larga dai paragoni. I cult restano immortali per una ragione.


Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Maggio 2022, 20:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA