Rock the Kasbah, Bruce Willis protagonista
di una storia vera: "Il miglior film di Bill Murray"

Rock the Kasbah, Bruce Willis protagonista ​di una storia vera: "Il miglior film di Bill Murray"

di Alessandra De Tommasi
ROMA – «Questo è il film più bello di Bill Murray»: la “recensione” è un po' di parte perché viene da Bruce Willis, che nel film in questione, Rock The Kasbah (da oggi in sala), lavora fianco a fianco con il suo amico.





«Tutto è cominciato ai tempi in cui lui lavorava al Saturday Night Live e io facevo il fattorino. Tecnicamente ero uno stagista, un ruolo che viene considerato come uno schiavo, quindi in realtà mi occupavo di rifornire di M&M's e arachidi le ciotole dei camerini del cast. Solo a distanza di anni, e dopo un paio di tequile, gli ho confessato quella storia dicendo che era uno dei pochi a trattarmi gentilmente».



I due hanno diviso il set di Moonrise Kingdom – Una fuga d'amore prima di ritrovarsi coinvolti in Rock The Kasbah, viaggio on the road in chiave musicale. Murray interpreta Richie Lanz, un manager rock in declino e in trasferta in Afghanistan, dove s'imbatte in una ragazza pashtun dalla voce eccezionale che vuole far partecipare al talent canoro Afghan Star.



Una storia ispirata a quella della ventenne Setara Hussainzada aveva, che dopo aver partecipato all'edizione 2007 dell'X factor afghano, ha ricevuto continue minacce di morte che l'avevano costretta a vivere nascosta a Kabul e a girare armata, prima di decidere di lasciare il Paese e trasferirsi in Germania. «Io do il volto a un mercenario, Bombay Brian – prosegue Willis – che la deve proteggere. Quello che non ti aspetti da un tipo divertente come Bill è che sia anche molto serio e professionale, girare insieme nel Sahara alle cinque del mattino è stata un'esperienza particolare».



Sul prequel di Die Hard l'attore mantiene il riserbo: «L'idea è buona ma complicata: mi piace che si parta dalle origini per poi rimbalzare avanti e indietro». In questi giorni Willis è a Broadway con Misery, adattamento dell'opera di Stephen King: «Sono lo scrittore famoso soccorso e reso prigioniero dalla sua fan numero uno, il che vuol dire che su 90 minuti ne passo 85 a letto e 5 in piedi e per la prima volta da tanto mi prendo cura della voce, senza urlare o fare casino. Anche mia figlia Roxie ha debuttato con Chicago a teatro e devo dire che mi sta superando. Anche se in scena il cuore mi batte fortissimo perché non hai il lusso di ripetere una battuta, inizi e finisci, stop».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Novembre 2015, 09:10
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